RUBRICA – LA PERSONALITA’: IL TRATTO DELLA NOSTRA ESISTENZA
|Antonio Cantelmo *|Non esiste una concezione universalmente condivisa di cosa sia la personalità, tuttavia si può affermare che essa è un’organizzazione di odi di essere, di conoscere, di agire, che assicura unità, stabilità e coerenza e progettualità alle relazioni dell’individuo col il mondo. Diversamente dal passato, si ha motivo di ritenere che la personalità è una costruzione che si compie nel corso dello sviluppo individuale attraverso continui scambi che si realizzano tra organismo e ambiente. Esistono una molteplicità di modelli teorici in riferimento alla personalità, già Allport nel 1955, nell’affrontare questo tema riporta ben 50 definizioni. I due poli sul quale si esplica la psicologia della stessa sono la struttura e la dinamica. Lo studio della struttura riguarda come la personalità si presenta e come si identifica nei tratti, gli elementi distintivi dell’individualità. Il tratto si configura come una disposizione ad agire, relativamente indipendente dal variare delle circostanze: una tendenza ad elaborare le elaborazioni, ad esprimere emozioni ed affetti, a reagire ed agire in modi relativamente stabili. E’ tutt’ora aperta la discussione sulla natura e il numero dei tratti. Lo studio della dinamica si occupa del funzionamento della personalità come autoreferenziale e auto regolatrice, come sistema capace di riflettere su se stesso e di interagire con l’ambiente per perseguire mete e concorrere in particolare i processi che presiedono alla costruzione del sé. Altre aree che la personalità affronta sono la crescita e lo sviluppo in un individuo unico, la natura e la causa del funzionamento disturbato della persona (psicopatologia) ed infine il come e il perché le persone cambiano o resistono al cambiamento. La psicologia della personalità si è spesso intrecciata con la “vecchia” psichiatria tassonomica, con la psicoanalisi, con la psichiatria clinica come tradizione delle differenze individuali. Nell’ottica di una distinzione, negli ultimi 70 anni la psichiatria della personalità si è sviluppata nel Nord America e può essere distinta in tre fasi. Una prima fase di ricerca delle definizioni in cui la psicoanalisi porta un modello criticabile, ma non prescindibile di concezione dell’uomo e dello sviluppo e di cosa possa essere la psichiatria della personalità. Tra gli anni ’40 e ’70, dopo aver creduto nella possibile integrazione tra varie discipline (sociologia, antropologia, e psicologia) e di vari indirizzi (comportamentismo, Gestalt, e psicoanalisi) viene meno questa convinzione e si rafforzano le scissioni tra studio del comportamento individuale e studio dei movimenti sociali prospettive “umanistiche” e principi scientifici. Visto che i grandi temi sembrano inaffrontabili, proliferano le micro-teorie. Con gli anni ’80, si apre una nuova fase, si afferma il paradigma “socio-cognitivo”, nuova curiosità per le differenze individuali, rinnovato interesse per la ricerca su casi singoli, nuove tecniche. Il funzionamento della personalità è concepito come un processo triadico di reciproche influenze (persona – ambiente – condotta) che risulta da reciproci scambi. Il dualismo eredità-ambiente si risolve con il concetto di interazione. I diversi approcci alla personalità poggiano su particolari teorie o metodi d’indagine. Il metodo clinico è caratterizzato dalle correnti di ispirazione psicoanalitica e fenomenologica; le scuole che fanno capo al metodo correlazionale cercano di individuare un numero infinito di tratti e disposizioni e mirano a delineare la struttura di personalità, infine attraverso il metodo sperimentale si ricercano le leggi generali che regolano i vari aspetti della personalità. Per quanto concerne la psicologia del profondo i vari indirizzi psicoanalitici hanno approfondito le indagini delle dimensioni profonde della personalità, ponendo al centro della riflessione il conflitto tra conscio e inconscio, tra pulsioni e strutture adattive. Secondo Freud l’energia psichica di cui dispone la personalità è data dalle pulsioni, le determinanti psichiche che forniscono l’energia e la motivazione all’azione. La personalità deriva dalla necessità di soddisfare i bisogni dell’organismo. Le varie fasi dello sviluppo e dell’organizzazione sono: orale, anale, fallica e genitale (la cui denominazione trae origine dalla zona del corpo tramite cui e verso cui è principalmente orientata la ricerca dell’apparato pulsionale). Nel corso dello sviluppo la personalità è organizzata e articolata su tre strutture: Es, matrice da cui nel corso dello sviluppo prenderanno avvio le altre due istanze ed è il serbatoio originario dell’energia che con il tempo ne assicurerà le capacità operative. L’Io, si sviluppa in funzione della soddisfazione delle pulsioni in accordo con le esigenze della realtà. Il Super-Io, si sviluppa in virtù dell’interiorizzazione delle norme e dei valori tradizionali. Conscio ed inconscio riflettono il diverso grado di accessibilità alla coscienza del funzionamento delle tre istanze psichiche. L’Es ed il Super-Io si sottraggono alla coscienza, mentre l’Io può operare sia a livello conscio tramite la consapevolezza, sia a livello inconscio tramite i meccanismi di difesa. Secondo Freud la personalità si la personalità si costruisce nel corso degli anni attraverso l’esperienza e l’infanzia e l’infanzia svolge una parte decisiva. Per Jung con la “psicologia analitica” la personalità appare il risultato di una storia personale, di una storia collettiva e di un’istanza che spinge all’autorealizzazione. La libido diventa energia psichica e l’inconscio si divide in personale e colletti voto. La personalità risulta dalla combinazione di quattro funzioni psicologiche fondamentali: pensiero, sentimento, sensazione, intuizione e di due orientamenti: introversione ed estroversione. E’ sulla base della direzione con cui si manifestano gli effetti della libido (o energia psichica che viene operata la distinzione tra tipo introverso ed estroverso. L’introverso è tendenzialmente riflessivo, ma anche indeciso e solitario, si mette spesso in difensiva e ha la tendenza a chiudersi in se stesso, soprattutto sotto stress, comunque fa affidamento prevalentemente sulle sue risorse interne. L’estroverso è caratterizzato da un modo di essere aperto, ha fiducia in se, ha il coraggio di affrontare situazioni sconosciute. Egli però tende a trascurare la riflessione e risulta tendenzialmente conformista. La maggior parte degli individui presenta elementi dell’una e dell’altra tipologia. Gli indirizzi fenomenologici-esistenziali hanno sottolineato soprattutto il valore dell’esperienza soggettiva e il diritto di ogni uomo a realizzare un proprio progetto di vita. Esponenti principali sono Goldestein, Maslow, Rogers, i quali affermano che la costruzione della personalità non risulta dalle vicissitudini pulsionali o dai condizionamenti esterni ma dall’intenzionalità e dalla volontà personale. Alla base della psicologia dei tratti c’è la convinzione dell’esistenza di una struttura latente di tratti (o disposizioni) che rende ragione della diversità delle manifestazioni psicologiche. Spesso è implicata la convinzione che la struttura sia innata e radicata nella biologia dell’individuo. Gli autori (Alport, Cattel e Guifford) che hanno indicato nei tratti le unità fondamentali della personalità sono giunti a veri e propri tassonomi della personalità cioè classificazioni comprensive dei principali tratti che descrivono la personalità. Alcuni autori non si sono limitati ad indicare la lista di tratti di personalità ma hanno cercato di verificare le correlazioni statistiche tra di essi al fine di cogliere il fattore che le accomuna. Questi autori hanno impiegato l’analisi fattoriale per l’indagine della personalità al fine di isolare tratti fondamentali, cioè ridurre molteplici manifestazioni fenomeniche alle sue fondamentali dimensioni latenti. Le numerose ricerche convergono sostanzialmente su cinque tratti fondamentali i cosiddetti Big Five: estroversione/introversione, amicalità/ostilità, coscienziosità/stabilità, emotività/nevroticismo, apertura mentale/cultura. Il modello Big Five si basa sull’ipotesi lessicale che assume il vocabolario naturale contenente le parole per descrivere la personalità, più importanti sono le differenze e più è probabile che vengano espresse con singole parole. Da qui il Big Five Questionnaire (BFQ). Gli stessi cinque fattori sono emersi indipendentemente dalle tecniche di fattorializzazione, dalla natura e dalle procedure di valutazione, dalle caratteristiche delle popolazioni (sesso/età), dai contesti linguistici (Stati Uniti, Germania, Italia, Giappone) ed inoltre agli stessi fattori è risultata riconducibile alla struttura latente dei principali questionari prodotti per descrivere la personalità e ciò evidentemente ha supportato il modello dei cinque fattori. In definitiva la soluzione appare oggi unitaria e capace di poter rendere conto delle divergenze che hanno sempre costituito l’aspetto meno convincente dei modelli fattoriali della personalità. Il comportamentismo classico focalizza la sua attenzione sui rinforzi e sull’acquisizione delle varie abitudini. La personalità è quindi vista come il risultato delle influenze esercitate dall’ambiente, cioè come una gerarchia di abitudini e di apprendimenti cementati da rinforzi che operano in un determinato contesto. E’ però inevitabile che il programma comportamentistico sia destinato a trasformarsi nell’indagine sulla personalità e che l’originaria diffidenza del materiale si stemperi gradualmente a favore di una maggiore apertura verso la comprensione dei processi che presiedono all’elaborazione e all’integrazione dell’esperienza. La teoria cognotivo-comportamentale di Bandura, infatti, benché di stampo comportamentista, mostra un’apertura importante: considera l’effetto di influenze ambientali come dipendenti da una componente cognitiva. In questa prospettiva assume rilievo il concetto di “Autorevole efficacia percepita”, espressione della fiducia nelle proprie capacità di organizzare una serie di azioni al fine di raggiungere uno scopo. Tale concetto viene talvolta erroneamente confuso con quello di autostima che si riferisce invece ad un generico giudizio di valore (positivo o negativo) sulla propria persona o con quello di auto competenza, che corrisponde invece a uno specifico valore su ciò che uno sa o conosce (possedere determinate qualità o conoscenze, infatti non significa necessariamente saperle usare efficacemente) autoefficacia percepita si forma grazie alle esperienze fatte nel corso dello sviluppo e all’efficacia della famiglia, degli amici e della scuola e riflettere il modo in cui una persona affronterà le esperienze successive. Le applicazioni di questa teoria in diversi ambiti ne hanno avvalorato la validità; in campo scolastico-educativo, l’autoefficacia sembra avere un ruolo di primo piano nel determinare una migliore prestazione scolastica ed un buon adattamento sociale. Inoltre sembra essere un buon meccanismo di protezione della salute, sia nel prevenire la malattia, sia nel far fronte all’azione di vari agenti patogeni. Un altro importante e recente contributo della personalità è la teoria dei costrutti di Kelly. La personalità è un’organizzazione integrata, basata su schemi attraverso i quali l’individuo conosce e modifica se stesso nella relazione con l’ambiente. La personalità agisce come se fosse uno scienziato che fa un esperimento ed è giudicato dalle previsioni che formula sugli eventi a cui andrà incontro. L’alternativismo costruttivo di Kelly sostiene che la realtà è il risultato di un processo di costruzione, cioè ogni individuo attribuisce un senso all’evento che sta vivendo sulla base della propria esperienza, oscillando tra gli eventi accaduti e quelli anticipati come possibili. Quindi ogni esperienza vissuta può essere costruita in modi diversi e può manifestarsi a seconda della prospettiva assunta per osservarla. Dunque tutti i fatti sono soggetti a costruzioni alternative. Un costrutto è l’unità elementare che ci permette di discriminare gli eventi attraverso la quale si attua il processo di costruzione. Dunque non ha senso chiederci che cos’è la “verità” di per sé. Ma è importante comprendere che cosa significa la verità per quella specifica persona che la costruisce. Dunque un costrutto non è un concetto generale ed unitario, ma è un criterio formulato dal soggetto e acquista il suo significato nell’interazione tra il soggetto e la propria esperienza. I processi di una persona sono canalizzati dal modo in cui essa anticipa, attraverso il suo sistema di costrutti, gli eventi del mondo. Quindi l’uomo scienziato è impegnato in un processo di interpretazione di sé e della propria realtà che comporta una formulazione attiva di ipotesi e anticipazioni sul senso che gli eventi possono assumere e che l’esperienza dovrà verificare. Dunque la propria personalità è il modo che diamo senso al mondo. Oggi è lecito affermare che un sano sviluppo della personalità sia il risultato di un adeguato sviluppo della sfera cognitiva e di quella affettiva nonché dell’interazione che l’individuo stabilirà con l’ambiente.
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Dott. Antonio Cantelmo: Medico-Chirugo, Specialista in Psicologia Clinica e Psichiatria, Dirigente Medico U.O.C. di Medicina Generale e Pronto Soccorso, Socio Consigliere della Società Italiana di Psichiatria – Pratella (CE) – 0823 /783600 – 330/659140 antonio.cantelmo@libero.it
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