TRAGEDIA A PIEDIMONTE MATESE, TROVATO CADAVERE NEL MILANESE PIETRO BELLO. ERA SCOMPARSO DA CASA IL 30 APRILE
Piedimonte Matese. Dramma in città per la morte di Pietro Bello, il 55enne di Magenta originario di Piedimonte Matese che era scomparso da casa domenica 30 aprile. L’uomo, ormai cadavere e stato travato nella casa di un pregiudicato T. A. 40enne di Valle Mosso (Biella). Ai carabinieri di Valle Mosso era arrivata la segnalazione di una vettura “estranea”, non nota in paese, ferma da qualche giorno davanti al cinema. Una Chevrolet Cruze nera. Dalla targa, i militari sono risaliti alla proprietà e quindi all’uomo la cui scomparsa era stata nel frattempo denunciata dalla moglie.
Grazie ad ulteriori segnalazioni e a una rapida indagine, i carabinieri si sono concentrati sulla casa (fatiscente) in cui vive A., dietro la casa di riposo del paese, e hanno fatto irruzione trovando il cadavere avvolto in un telo, nel piano superiore (disabitato e pericolante) dell’edificio. I polsi erano stretti da fascette e il corpo in posizione prona. A. è stato portato in caserma e interrogato. Secondo quanto viene riferito, avrebbe reso dichiarazioni contraddittorie. Alla fine è stato portato nel carcere di Biella, indiziato di omicidio per il momento preterintenzionale.
Sul cadavere di Bello verrà invece effettuata l’autopsia per stabilire l’esatta causa della morte. Il 55enne era disabile, sposato con la moglie Graziella (conosciuta a Londra in gioventù) e con un figlio. In passato lavorava per la Novaceta, un’azienda tessile poi fallita. Così si era impiegato per una impresa di pulizie ma, cadendo da una impalcatura, aveva subìto un infortunio che lo aveva costretto a camminare servendosi di stampelle e gli aveva fatto perdere il posto. Si era dunque nuovamente “reinventato” come giostraio: portava alle feste di paese alcuni giochi, con i quali si guadagnava da vivere.Diverso il profilo del suo presunto assassino: che ha vari precedenti penali per stalking, minacce e possesso di stupefacenti. Fino a tre anni fa lavorava per una società di rifiuti, la Seab, da cui venne licenziato perché sospettato di alcuni furti di carburante. Ha poi trovato un altro impiego sempre come netturbino.
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