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LA SINDROME DA ALIENAZIONE PARENTALE (PAS) O SINDROME DELLA MADRE MALEVOLE

 |Antonio Cantelmo *| L’approvazione in Italia, nel 2006, della legge 54 tentava di risolvere l’equivoco per cui alla separazione dei coniugi non doveva seguire l’affidamento esclusivo ad uno dei genitori del bambino: questo al fine di garantire allo stesso la continuità del rapporto con i genitori e a questi la possibilità di esercitare adeguatamente il proprio ruolo e le proprie funzioni. Tuttavia, questi buoni propositi non hanno trovato ancora un’adeguata considerazione all’interno dei tribunali, per cui, anche quando la legge è applicata, le sentenze spesso non riflettono lo spirito con cui è stata formulata, finendo per somigliare al precedente istituto dell’affidamento esclusivo, specialmente quando sono presenti elementi di criticità come differenze di nazionalità, religione e cultura dei due ex coniugi. Nella realtà italiana l’affidamento esclusivo o condiviso ma con “domicilio prevalente” presso uno dei genitori, rappresenta la regola in quasi la totalità dei casi. Di solito o quasi sempre è la madre il genitore cui vengono affidati i figli, con il rischio per il padre di essere estromesso dalla vita degli stessi. L’affidamento del figlio, quindi, può, nei casi più estremi e accesi di conflitto, essere percepito come uno strumento di potere che il genitore affidatario può esercitare ai danni del genitore non affidatario. Ritenendo, il genitore affidatario, controproducente e/o addirittura pericoloso che il figlio intrattenga rapporti con l’altro genitore, può mettere in atto comportamenti e strategie con lo scopo di creare un’alleanza perversa con il figlio all’interno della quale il bambino viene coinvolto in una indignazione a danno dell’altro genitore, e di gratificazione per il genitore affidatario, anche quando questi si appresta a compiere azioni malevoli o dolose. E’ questa la sindrome da alienazione parentale (PAS), detta anche la sindrome della madre malevola che il genitore affidatario mette in atto per separare (alienare) il figlio dal genitore non residente. Tali manovre rappresentano un vero e proprio condizionamento che induce il bambino a denigrare e disapprovare in modo ingiustificato ed esagerato l’altro genitore, che viene percepito come inadeguato, assente, malvagio, principale responsabile della rottura della famiglia. Tutto ciò si concretizza in azioni come: mentire al figlio o agli altri, ostacolare la comunicazione con il genitore non residente, impedendo le telefonate o arrivando a boicottare le visite, impedire la partecipazione alla vita del figlio, non comunicando ad esempio, quali sono le attività scolastiche ed extra cui il bambino partecipa. Per parlare di autentica PAS è necessario che siano presenti alcuni prerequisiti: il genitore alienato è veramente innocente? Essa non può essere riscontrata nei casi in cui ci siano stati effettivi episodi di abusi o comportamenti di trascuratezza e disinteresse; il ruolo del figlio non è passivo, ma attivo nella costruzione del processo di alienazione. Non si tratta di un “lavaggio del cervello” che il bambino subisce supinamente, ma anzi, egli è attivo e fornisce un suo personale contributo alla campagna denigratoria. Presenti tali requisiti, la PAS si manifesta attraverso otto “sintomi” principali” : 1) la messa in atto di una campagna di denigrazione; 2) i futili ed incongrui motivi rispetto alla violenza della campagna di denigrazione messa in atto; 3) la mancanza di ambivalenza, per cui il bambino è chiaramente schierato a favore del genitore affidatario ed esprime un giudizio totalmente negativo a carico dell’altro genitore 4) il fenomeno del “pensatore indipendente”, per cui il bambino è assolutamente convinto che il suo giudizio origini da una sua valutazione scevra da qualsiasi condizionamento e influenza da parte del genitore alienante 5) l’appoggio automatico del genitore alienante; 6) l’assenza di senso di colpa nel bambino; 7) la presenza di “scenari presi a prestito”, ossia di espressioni, termini e situazioni che il bambino non conosce, ma che sono inculcate dall’adulto; 8) l’estensione dell’ostilità alla famiglia allargata del genitore alienato. Secondo H. Gardner (psicologo statunitense che ha elaborato la teoria delle intelligenze multiple – 1983) la PAS è una forma di violenza sul minore, che ha tra le principali conseguenze alterazioni dell’esame della realtà, narcisismo, carenza di empatia, mancanza di rispetto per l’autorità. A mio parere, sono molte le difficoltà legate alla teorizzazione proposta da Gardner; innanzitutto sono ancora troppo scarse le indagini e gli studi condotti, e non è ancora chiaro se questo disturbo caratterizzi il momento della separazione e del divorzio, se si instauri già nelle fasi precedenti o sia presente una continuità nel processo di separazione e che si aggravi con il definitivo divorzio. Inoltre si corre il rischio di patologizzare situazioni che invece possono interpretate diversamente. La preferenza per un genitore, ad esempio, può non essere affatto dovuta ad un indottrinamento dall’esterno, ma a variabili biologiche, psicologiche o sociali, come il sesso del bambino e del genitore o lo status economico. L’ostilità e il rifiuto, soprattutto in un momento critico come la separazione, possono essere sentimenti comuni nel figlio senza che questi debba essere necessariamente vittima di un condizionamento. E nel considerare la pregnanza dell’eventuale pressione del genitore affidatario, è necessario sempre tenere in considerazione variabili come l’età e le capacità cognitive del bambino, la presenza di sentimenti di abbandono da parte del genitore “alienato” e la paura di perdere la relazione anche con il genitore affidatario o la convinzione di doversene prendere cura. Ci sono poi da considerare casi in cui l’ostilità del bambino nei confronti dell’altro genitore origini da affettivi abusi domestici che ha subito o a cui ha assistito prima che i genitori si separassero. Molte sono anche le osservazioni da fare, partendo da un punto di vista sistemico, che consideri la famiglia un’unità relazionale diversa dalla semplice “somma” degli individui. La descrizione di Gardner, infatti, sembra peccare di un’eccessiva causalità lineare, concentrandosi in maniera unidirezionale sull’azione che il genitore alienante agisce sul bambino, tenendo in scarsa considerazione il ruolo del sistema familiare ed extrafamiliare, del contesto legale in cui l’evento della separazione avviene e di quello sociale. Osservando tale configurazione relazionale, se ne individuano gli aspetti paradossali e auto rinforzanti. Infatti, tanto più l’altro genitore cercherà di vedere il figlio, tanto più saranno violenti gli atti di discredito. Se poi il genitore non affidatario decidesse di allontanarsi per sfuggire agli attacchi dell’altro genitore, verrebbe discreditato comunque, poiché considerato inaffidabile e colui che abbandona la famiglia. Sempre da un punto di vista sistemico, quanto descritto da Gardner, a me pare l’estrema manifestazione di quanto già individuato da J. Halei ( psichiatra statunitense, allievo di Paolo Alto e fondatore della terapia sistemica) nel 1973; questi interpretava le relazioni umane come manifestazione e gestione di dinamiche di potere e già allora aveva individuato che nelle famiglie sintomatiche è possibile spesso riscontrare una particolare configurazione triadica denominata “triangolo perverso”. Questa si caratterizza per una coalizione segreta tra una persona di un’altra generazione al fine di colpire un suo pari. Trattasi quindi di una coalizione intergenerazionale, perché coinvolge due persone di una stessa generazione e un’altra di generazione diversa. All’aspetto intergenerazionale, si accompagna l’aspetto della segretezza della coalizione: la coesione genitore-figlio ai danni dell’altro genitore, infatti, è dissimulata e/o negata, anche a livello comunicativo. Personalmente conservo ancora dello scetticismo sulla possibilità di codificare la PAS come una nuova psicopatologia e sul suo eventuale inserimento nel DSM V, come proposto da alcuni studiosi americani. Innanzitutto, cosi come è teorizzata, non si comprende bene chi è il soggetto affetto da PAS ( il bambino, il genitore alienato o il genitore alienante?). Se da un punto di vista sistemico questo quesito non riveste una fondamentale importanza, in quanto il disagio è nel sistema e nelle relazioni, da un punto di vista giuridico non è un aspetto trascurabile. Inoltre se da un punto di vista clinico il conflitto tra genitori separati o divorziati, che si manifesta tramite la triangolazione di un figlio, non rappresenta una illuminata novità, è da un punto di vista giuridico che la codificazione di una tale sindrome rischia di avere un impatto inquietante. Essa, infatti, rischia di creare situazioni ad alto rischio per la tutela dei minori, offrendo, naturalmente in maniera involontaria, una pericolosa mano a chi non vuole tenere in conto i diritti del bambino e dei genitori che vogliono prendersene cura. Il falso non è se non il vero visto al contrario(S.Freud)

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Dott. Antonio Cantelmo: Medico-Chirurgo, Specialista in Psicologia Clinica e Psichiatria, Dirigente Medico ASL Caserta, Membro della Società Italiana di Psichiatria – Pratella (CE) – 0823/783600 – 330/659140 -antonio.cantelmo@libero.it

 

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