|VIDEO|MISURE COERCITIVE TRUFFE ANZIANI: AGGIORNAMENTI
In data odierna, i Carabinieri della Compagnia di Caserta hanno dato
esecuzione ad un’ordinanza di misura coercitiva, emessa dal GIP del
Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della locale Procura,
nei confronti di quindici persone (di cui undici in carcere e quattro agli
arresti domiciliari), per i delitti di associazione per delinquere finalizzata al
reato di truffa in danno di anziani e per circa quaranta episodi fra truffe
consumate e tentate ai danni sempre di persone anziane.
L’indagine, avviata agli inizi del 2016 e condotta anche attraverso attività
tecniche, ha permesso di appurare l’esistenza di un’organizzazione
criminale dedita alla realizzazione di truffe in danno di anziani nel territorio
della provincia di Caserta, facendo registrare la propria operatività anche in
diverse parti della Regione Campania (provincie di Napoli e Benevento).
L’ordinanza di custodia cautelare rappresenta l’epilogo di una complessa,
articolata, meticolosa attività investigativa, coordinata dalla Procura di S.
Maria Capua Vetere ed affidata ai CC della Stazione di Caiazzo ed ha
consentito di operare la ricostruzione di circa quaranta episodi tra truffe
consumate e tentate ai danni di persone anziane, naturalmente vulnerabili,
proprio a causa dell’età avanzata. Il compendio indiziario raccolto
attraverso le dichiarazioni di alcune (poche) persone offese, intercettazioni
telefoniche, servizi di appostamento (che, in molti casi, ha consentito anche
di operare l’arresto in flagranza dei truffatori, evitando che la truffa fosse
portata a compimento), ha permesso di calcolare in circa 40 mila euro
l’ammontare complessivo del profitto illecito conseguito, rappresentato da
somme di denaro, svariati gioielli e monili in oro.
Le investigazioni, in particolare, hanno consentito di disvelare la stabile ed
articolata struttura organizzativa dell’associazione criminale, caratterizzata
da due livelli:
– il primo livello composto dagli associati preposti all’individuazione delle
vittime, alla raccolta di informazioni sulle loro quotidiane abitudini di vita,
alla pianificazione della truffa ed al coordinamento di tutte le attività
propedeutiche e strumentali alla fase esecutiva del reato;
– un secondo, ma non meno importante livello, composto dai soggetti
preposti alla esecuzione della truffa.
L’ingegnoso sistema di raggiro messo a punto dal sodalizio criminale
consisteva nelle seguenti fasi:
– la preliminare individuazione della vittima, con l’acquisizione del
numero di telefono e la individuazione dell’abitazione;
– nella successiva c.d. “tecnica della telefonata”, attraverso cui
l’interlocutore, presentandosi alla vittima (di solito, persona in età
avanzata e che, nella maggior parte dei casi, vive sola) come
parente/familiare ed il più delle volte chiamandolo “nonno, zio,
ecc.” instaurando così un colloquio di tipo familiare, chiedeva
soldi per un oggetto che sarebbe stato, da li a poco, consegnato da
un corriere, previo versamento di una somma di denaro oscillante
tra i 1.000 ed i 3.000 euro; in tal modo, la banda dei truffatori
superava la resistenza psicologica della vittima, che,
evidentemente, si fidava dell’apparente familiare da cui era stata
contattata telefonicamente e che, di conseguenza, si preparava il
terreno per la terza ed ultima fase;
– la fase finale consisteva, poi, nel ricontattare la vittima, dopo
pochi minuti, simulando di essere il corriere deputato a recapitare
il plico. Carpita l’indicazione che rappresentava spesso la
conferma dell’ubicazione dell’abitazione ed una volta raggiuntala,
il finto corriere consegnava il plico, contenente di solito un bagno
schiuma o calzini, ovvero ancora materiale informatico (mouse),
ricevendo in cambio il denaro in possesso dell’anziano. Talvolta,
in cambio del plico, gli indagati ricevevano anche degli oggetti in
oro.
Durante l’esecuzione della fase operativa, chi era deputato alla mansione di
coordinamento delle attività aveva il compito di mantenere i contatti
telefonici con la vittima, finalizzati sia ad assicurarsi che quest’ultima non
si rivolgesse a parenti o conoscenti che a fornire indicazioni su come
raggiungere l’abitazione e sul nome del nipote della vittima che nel
frattempo era riuscito a carpire nel corso del colloquio telefonico. Sovente,
per impedire ulteriori contatti telefonici degli anziani con i propri familiari,
i truffatori erano altresì in grado di sospendere temporaneamente il traffico
telefonico delle medesime vittime.
Da segnalare è la poca propensione delle vittime a denunciare. Infatti,
l’essere considerati non più autosufficienti e bisognevoli di assistenza ha
scoraggiato molti anziani dal sporgere denuncia, agevolando così gli
indagati, liberi di agire indisturbati.
Già nel corso dell’attività sono stati tratti in arresto, nella flagranza di reato,
cinque soggetti e denunciate in stato di libertà tre persone.
Le indagini, infine, hanno consentito di ricostruire il ruolo organico
ricoperto da tre minorenni all’interno dell’associazione per delinquere
incriminata, per i quali procede l’autorità giudiziaria competente.
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