EMERGENZA CINGHIALI NELL’ALTO CASERTANO, AGRICOLTORI DISPERATI. IL RACCOLTO DISTRUTTO OGNI GIORNO.LA COLDIRETTI: “SUBITO UN PIANO SPECIALE”
La Coldiretti di Caserta invia una ulteriore nota alla Regione Campania e rimette il dito nella piaga dell’emergenza cinghiali che stanno mettendo in ginocchio da anni l’agricortura dell’alto casertano in particola ma possiamo ben dire in tutta la provincia. Anzi a ben documentarsi, l’intero Paese è sotto scacco di questi animali che distruggono i raccolti ed entrano cosi come è avvenuto a Pietramelara, Roccaromana e Liberi, fin dentro le abitazione di notte.
E’ davvero una situazioni insostenibile ci dicono due agricoltori di Dragoni. “Non abbiamo piu’ possibilità da andare avanti di questo passo. Fra l’altro i cinghiali sono intoccabili e noi non ci possiamo difendere”. Ne sa qualcosa un agricoltore di Liberi che avendo visto distrutto il suo raccolto ne ammazzò uno . Oggi continua il processo con un esborso di soldi dalla propria tasca.
“Ancora una volta – si legge nel documento della Coldiretti di Caserta firma del direttore Milo (nella foto) e del Presidente De Simone – siamo costretti a far presente le forti preoccupazioni espresse dai nostri associati in merito alla presenza indiscriminata dei cinghiali sul territorio provinciale. La siccità di questi ultimi mesi non ha fatto altro che accentuare una preoccupante situazione che vede sempre più i cinghiali a fare danno di quello che faticosamente rimane delle produzioni agricole, per non parlare degli incidenti stradali causati sempre più da questi ungulati e dalla loro presenza a ridosso dei centri abitati.Gli stessi produttori oltre al danno subito per il mancato raccolto e le relative conseguenzeeconomiche, devono far fronte al pagamento delle spese sostenute per l’intero ciclo produttivo, ed in moltissimi casi al pagamento dei canoni di fitto ai proprietari dei terreni ai quali poco importa se i conduttori hanno raccolto o meno, si aggiunge la beffa dei danni indiretti come: l’inquinamento dei foraggi raccolti con polvere, terra, escrementi, urina che li rende inappetibili al bestiame di stalla. L’utilizzo di questi foraggi con presenza di micotossine può causare un aumento dei problemi sanitari negli allevamenti zootecnici.Se non è facile quantificare questo danno dal punto di vista economico, è praticamente impossibile quantificarlo dal punto di vista biologico-ambientale.
Oltretutto l’ampio spettro alimentare del cinghiale lo rende responsabile di ingenti danni su moltissime coltivazioni agricole come: mais, foraggi, nocciole, viti, castagne, ortaggi.Ci vediamo costretti a chiedere le motivazioni per cui ad oggi non venga attuato il Piano diEmergenza Cinghiali così come nei vari incontri svolti sul territorio era stato promesso. Purtroppo giunge voce di promesse in senso opposto fatte da alcune Associazioni Venatorie che auspicano una situazione di stallo. Vogliamo ricordare che il cinghiale per i cacciatori costituisce una forma ludica, mentre per il mondo agricolo è una seria minaccia al reddito, messo già in ginocchio da altre problematiche (siccità, cinipide, incendi ecc.).Auspichiamo l’avvio del selecontrollo quanto prima come misura straordinaria da attuare tutto l’anno, così come già avviene in Basilicata, Molise, Lazio, Puglia e Calabria, mentre in Campania siamo ancora al palo. Richiamiamo la Vostra attenzione sul fatto che i cacciatori di cinghiale sono una partepiccolissima che “gioca” con i cinghiali, rispetto agli agricoltori che faticosamente vivono del frutto del loro lavoro minacciato dal cinghiale.Non possiamo permettere che il reddito di migliaia agricoltori sia compromesso per far divertire pochissimi cacciatori. Non possiamo permettere che prima o poi sulle nostre strade si debba piangere qualche morto! Come mai non si procede all’approvazione del Regolamento Unico per la caccia al cinghiale?Si percepisce tra gli agricoltori su questa tematica un forte senso di abbandono da parte delle Istituzioni, in particolare nelle aree calde dove i danni da cinghiale sono numerosi e ripetuti nel tempo. La situazione resasi ormai insostenibile sta esasperando i produttori agricoli, stufi di essere presi in giro, da troppo tempo ormai, spingendoli ad adottare misure drastiche pur di essere ascoltati dalle autorità competenti. Siamo preoccupati del fatto che possano essere intraprese azioni di protesta molto più concrete ed eclatanti, difficilmente controllabili, se non si provvederà in tempi brevissimi ad una soluzione per contenere il problema”.
Nell articolo è stato esposto benissimo il problema. Ma la regione mi sembra sorda.
Sono un frutticoltore dell’Alto casertano, a me distruggono quintali di ciliegie albicocche e susine ogni anno