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L’OCLOCRAZIA E L’IMMIGRAZIONE

Adriano Prato|Non può non prendersi atto che, soprattutto all’attualità, il tema immigrazione, unitamente a quello economico-finanziario, è volutamente posto al centro del dibattito politico. L’immigrazione, in particolare, è un fenomeno sociale -non lo si può ignorare- che trova le sue origini in un lontanissimo passato che ha visto masse di persone ed interi popoli trasferirsi in altri Paesi a causa della crisi economico-finanziaria e/o politica del Paese di provenienza. Non può quindi ignorarsi o sottacersi che anche l’Italia, nel recente passato, a seguito soprattutto del disastro delle Guerre Mondiali, ma ancora all’attualità, con la recente emigrazione delle ultime generazioni di giovani anche laureati, è stata ed è oggetto del fenomeno migratorio dei suoi cittadini verso altri Paesi europei e d’oltreoceano.

Il fenomeno migratorio, rapportato ai tempi più moderni, data la sua vastità, ha comportato la necessità di disciplinarne le relative regole sia a livello internazionale (Trattati di Roma  – firmati il 25 marzo 1957 e entrati in vigore il 1º gennaio 1958 –, e successivi accordi internazionali sia europei che mondiali) sia a livello nazionale, anche in Italia, attraverso il recepimento dei Trattati internazionali con apposite leggi che nel corso del tempo si sono dimostrate inadeguate e comunque non pienamente condivise politicamente.

Per sintesi si evidenzia che, in tutta la disciplina di diritto del fenomeno migratorio anche relativamente ai Paesi appartenenti al Mercato Unico Europeo, il cd. mercato comune basava le sue normative sulle seguenti quattro libertà: quella di libera circolazione delle persone, di libera circolazione dei servizi, di libera circolazione delle merci e di libera circolazione dei capitali. Forse, però, in dette disposizioni normative, non è stata ben concepita ed attuata la disciplina della concorrenza e di quella relativa alla limitazione degli aiuti statali alle imprese; il che ha comportato il rafforzamento, nel settore, della criminalità organizzata che di fatto gestisce tra l’atro anche l’immigrazione e dà corpo alla cosiddetta immigrazione clandestina.

Ciò premesso, al di là e al di sopra di qualsiasi proclama della nuova politica anche di oltreconfine, appare indispensabile disciplinare più dettagliatamente il fenomeno per far fronte alle nuove problematiche che l’immigrazione di massa sta ponendo all’attualità, pur garantendo le libertà indispensabili innanzi citate.

In tal senso, quindi, andrebbe diretta la politica democratica italiana e quella europea e mondiale senza fare alcun uso della “cacofonia” del potere, nel senso di tendenza dei leader a ripetere le stesse cose mentre cresce la vox populi anche attraverso plurime consultazioni referendarie; ciò perché la “cacofonia del potere” non è altro che l’anticamera dell’oclocrazia, ossia il “governo della plebe”, che è manifestazione tipica dell’antipolitica moderna ed integra una degenerazione della vera democrazia (concetto questo già espresso da Polibio più di un secolo prima della nascita di Cristo e ritornato attuale).

Purtroppo, quindi -ritornando all’intero Nostro Territorio nazionale, ma con particolare riferimento alle aree interne italiane che, nel passato, hanno conosciuto solo l’emigrazione dei loro consociati verso altri Paesi ed i motivi negativi che l’hanno prodotta-, il fenomeno migratorio verso l’Italia e l’Europa anziché essere disciplinato con apposite valide ed opportune norme internazionali ed interne ad ogni singolo Stato europeo viene gestito attraverso una sol tentata ed illegittima repressione del fenomeno.

L’auspicio è che -al di là della mera propaganda di chi, da un lato, chiede il riconoscimento dello “ius soli” in modo indiscriminato, dall’altro, impone la repressione indiscriminata del fenomeno migratorio, dall’altro ancora, non sa adottare decisioni in merito- la Politica prenda atto dei valori della Giustizia e delle Libertà comuni all’Uomo ed ai Popoli nel rispetto del principio inderogabile della salvaguardia della Dignità umana. Quindi adotti le opportune e più moderne regole di diritto che disciplinino il fenomeno.

Adriano Prato.

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