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 DUE INTERESSANTI CITAZIONI CONCERNENTI SUOR CHIARELLA DI PIETRAROIA (NOTA PRELIMINARE)

Rosario Di Lello|Intendo mettere subito in rilievo, quale premessa, che Pietraroia non è soltanto, come oggi si è indotti a ritenere, comunemente, il sito geopaleontologico esclusivo di Ciro il dinosauro: infatti, paese della Comunità Montana del Titerno, in provincia di Benevento e a mt. 835 sul versante campano del Matese, conta 529 abitanti, al 1 gennaio 2018 e, se preso seriamente in considerazione, offre una storia oltremodo interessante. In essa, tra l’altro, si sono distinti, per diverse ragioni, non pochi ecclesiastici benemeriti, tra i quali Chiarella, suora francescana nel ‘300.

In una memoria, manoscritta nell’ ‘800, l’arciprete Domenico Varrone ha accennato:

Memoria / Sotto Caterina di Sanframondi, fondatrice del Monistero di / Cerreto, nel 1317, Chiarella di Pietraroja fu Monaca / ? / professa”, (1) cioè suora che aveva formulato solennemente i voti religiosi. Il punto interrogativo a margine allude, è probabile, al convento di Santa Maria Madre di Cristo che, invece, fu voluto dalla nobile Francesca Sanframondo, venne portato a termine nel 1368, prima badessa ne fu l’altrettanto nobile Caterina Sanframondo, trasferita dal cenobio Donnaregina di Napoli, e le suore, non più di dieci, furono “Urbaniste”, ovvero “Chiarine ricche”, a differenza delle ”Chiarine povere”; questo perché, già la sorella di re san Luigi IX di Francia, la beata Isabella, suora clarissa, aveva chiesto a papa Urbano IV ed ottenuto, nel 1263, di mitigarne il voto di povertà  e  “poter vivere di entrate” (2) e non di elemosine, al fine di agevolare la vocazione alle religiose di nobile origine.

Comunque, alla luce della Regola di Santa Chiara, già confermata da papa Innocenzo IV ad Assisi, nel 1253 (3) è possibile ritenere che quando Chiarella –singolarità del nome!– domandò d’esser accettata alla vita monastica, la badessa chiese il consenso alle consorelle e ottenutolo e sembrandole idonea, la esaminò accuratamente circa la fede cattolica e i sacramenti della Chiesa e le domandò se credesse in queste cose e se fosse disposta ad osservarle con decisione fino alla morte. Ritenuta idonea, “venne tonduta” –così come si legge dell’omonima santa Chiara, nei Fioretti (XV)– ossia le vennero tagliati i capelli in tondo e, consegnati i “panni del secolo”, ricevette tonache e mantello. Da quel momento non dové più uscire dal convento, senza giustificato e approvato motivo. Terminato l’anno di prova, fu ricevuta all’obbedienza, promettendo di osservare sempre la vita e la forma dell’Ordine. Venne anche provvista di “vestimenti” secondo la condizione personale, il luogo, il clima. (4)

Durante la vita in convento e così come imponeva  la Regola, Chiarella pregò, in rapporto al suo stato di cultura; digiunò nel tempo sancito, tranne che a Natale o fuori del convento o per manifesta necessità; si confessò almeno una volta ogni mese e si comunicò almeno nelle sette ricorrenze prescritte. (5) Osservò il silenzio nelle ore stabilite e nei luoghi definiti, nonché le condizioni attinenti a parlatorio e grate.(6) Lavorò nelle ore previste, dedicandosi con cura a fatiche, decorose ed utili per la comunità, assegnatele dalla badessa o dalla vicaria. (7) Come una mamma, provvide alle consorelle inferme e le servì; confidò alle altre le proprie necessità. (8) Ubbidì fermamente alla badessa in tutto ciò che, non contrario alla salute dell’anima e allo stato di suora, aveva promesso, al Signore, di osservare. Conservò con le consorelle unità e carità. Desiderò “avere lo spirito del Signore”, Lo pregò con cuore puro e nelle sofferenze ebbe umiltà e pazienza. (9)

Che Chiarella sia stata una più che brava suora, insieme alle altre, prime in Cerreto, lo si deduce pure da una seconda citazione, in un manoscritto, poi dattiloscritto e finalmente pubblicato e presentato di recente; in essa, l’arcidiacono Nicola Rotondi ha riportato, nel 1869, che alla badessa Caterina Sanframondo, “diedero insieme a compagna Giovanna, ed Agnese di Sanframondi a lei strette di parentela, Rita e Caterina di Cetano de’ nobili di Tricarico in Principato Ulteriore Chiarella da Pietraroia e Francesca da Cerrito: ma di qual delle nostre nobil famiglia s’ignora al tutto”. Non solo: ancora nel ‘500, nel convento, chiarissimo per fama, donne “venivano da tutte le parti a rendervisi religiose” e le monache, “quanto in se buone altrettanto erano savie, ed accorte con altrui […] secondo l’antichissima tradizione serbata nel monastero”. (10)

In ogni caso, la vicenda di Chiarella, suora di un paesino di montagna, stimata importante, ha indotto a considerazioni  ancora dopo 500 anni.

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1- Vid. fig., in Memorie, Archivio Parrocchia Santa Maria Assunta, Pietraroia, pp. 127-128. 2- Memorie storiche di Cerreto Sannita per Nicola arcidiacono Rotondi, parte I, 1869, a c.d. Antonello Santagata, San Salvatore Telesino, Fioridizucca ed., 2019,pp. 60-66 e 114. 3- Cfr. AA.VV., Fonti Francescane, Padova, Ed. Messaggero, 1980, sez. IV, Scritti di Chiara d’Assisi, a c.d., F. Olgiati e C. A. Lainati, pp. 2245-2265.  4- Ibid., II, pp. 2249.2251. 5- Ibid., III, pp. 2251-2252. 6- Ibid., V, pp. 2255-2256. 7- Ibid., VII, pp. 2257-2258. 8- Ibid., VIII, pp. 2258-2260.  9-Ibid., pp. 2261-2262.  10- Memorie storiche di Cerreto Sannita per Nicola arcidiacono Rotondi, cit., p. 64, 114 e 117.

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