RUBRICHE.”PSICOLOGIA IN… PILLOLE”: CHI E’ MIO PADRE?
Gentile dottoressa, sono la mamma di una bambina sana e felice di sette anni, avuta da un rapporto extraconiugale con un mio ex. La mia domanda è: è giusto dire tutto alla bambina o aspettare ancora? Non vorrei che lo venisse a sapere più tardi da qualcuno. Cosa mi consiglia? Eventualmente come spiegarle tutto? Grazie
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* Nicole Cusano|Gentile Signora, comprendo la sua apprensione su una questione molto delicata per l’equilibrio psicologico della sua bambina. Intanto non mi ha dato abbastanza elementi per poterle fornire il consiglio migliore; ad esempio: il padre biologico della sua bambina sarebbe disposto a incontrare sua figlia? È un suo bisogno quello di dirle la verità o del suo ex spasimante? E suo marito, è a conoscenza del tutto? Che cosa ne pensa al riguardo? Ci sono altri figli?
Scoprire di non essere la figlia o il figlio di chi si è sempre creduto è un trauma. E non si tratta di egoismo, di rinnegare improvvisamente tutto l’amore e il bene che si è ricevuto da chi abbiamo sempre pensato essere i nostri genitori, ma solo di trovarsi spiazzati di fronte ad una verità che fino a un secondo prima poteva sembrare inequivocabile, e un minuto dopo, d’un tratto, non lo è più.
Sua figlia soffrirà di fronte alla presa di consapevolezza dell’abbandono, all’idea di essere stata “rifiutata” da chi ci l’ha messa al mondo (biologicamente, almeno); e forse, un giorno, vorrà andare alla ricerca delle proprie origini dopo averlo scoperto.
Non è la biologia a stabilire la supremazia di chi partorisce o fornisce uno spermatozoo rispetto a chi, per tutta una vita, si impegna a dare l’esistenza migliore possibile a un figlio che spesso “ci si ritrova”, che altre volte si vuole oltre ogni altra cosa. Che genitore lo si è indipendentemente dal fatto che il DNA parli la stessa lingua, anzi che molte volte è più genitore chi si prende cura egregiamente di un figlio non suo di chi si limita a metterlo al mondo e basta.
Allo stesso tempo, però, lei deve sapere e ricordare, qualora decidesse di dire la verità a sua figlia, che dovrà dare a lei il tempo e l’opportunità di metabolizzare una tale notizia, di arrabbiarsi, anche, e di andare alla ricerca della verità, laddove lo desideri.
Anche io sono del parere che la verità vada detta, ma solo nel momento in cui la sua bambina (perché tale è di fatto) sarà in grado di comprendere questa difficile rivelazione. A sette anni potrebbe risultare davvero complesso far comprendere da quale semino sia venuta fuori, se questo fosse davvero così importante in questo momento. Magari la piccola ha anche instaurato un buon rapporto con il suo papà “non biologico” ed ha trovato in lui una buona base sicura, presupposto essenziale per una funzionale vita psichica. Sarebbe opportuno in questa fase cosi delicata della bambina rivelarle un segreto così grande? E’ di primaria importanza la tutela della sua fragile personalità in questo momento e magari disporre di un percorso psicologico per la piccola, qualora decidesse di comunicarle la verità.Certamente non c’è un “tempo giusto” per affrontare una questione così profonda, ma posso dirle che adesso sarebbe troppo presto e che superata l’età della scuola media potrebbe essere troppo tardi.La invito a riscrivermi e magari a darmi ulteriori dettagli sulla vicenda così da fornirle una più esaustiva risposta.
*Dottoressa Nicole Cusano: Psicologa – Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale, Esperta in Neuroscienze Cliniche e Neuropsicologia, Consulente Tecnico d’Ufficio presso il Tribunale di Benevento.
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