RUBRICHE-NEUROPSICHIATRIA, LA PSICOSI ALLUCINATORIA ALCOLICA
*Dott. Antonio Cantelmo| La psicosi allucinatoria alcolica, chiamata anche “allucinosi” (percezione allucinatoria della quale il soggetto riconosce la natura patologica) di Wernicke (luminoso neuropsichiatra tedesco 1848-1905), si distingue per la predominanza sintomatologica dei fenomeni allucinatori, mentre il delirio che talvolta si riscontra appare come sintoma reattivo al contenuto delle allucinazioni che frequentemente assumono carattere di minaccia o di offesa. Il paziente avverte delle “voci”, talora riferite a determinate persone e altre volte non identificabili che lo insultano, lo denigrano o lo minacciano e con esse instaura un dialogo del quale, ovviamente, lo psichiatra percepisce solo una parte. Dalla sua mimica si può dedurre la tematica immaginativa entro la quale egli si muove con la certezza di vivere in un mondo reale e non in un mondo fantastico. Pur tuttavia i riferimenti spazio-temporali col mondo reale sono ben conservati poiché lo stato di vigilanza si mantiene integro. Le allucinazioni visive sono più rare e hanno piuttosto il carattere delle illusioni: verso sera il paziente crede di configurare nel profilo di un cespuglio o di qualsiasi altro oggetto un’ombra minacciosa. Il commento di voci ostili al suo comportamento provoca in lui una reazione ansiosa e talvolta l’espressione di idee deliranti riferite alla situazione immaginifica vissuta come minacciosa. La psicosi allucinatoria alcolica evolve favorevolmente nel giro di pochi giorni o settimane. Il passaggio alla cronicità è raro, cosi come è raro il transito verso una sindrome schizofrenica. In questi casi si pensa che l’alcol abbia fatto da “detonatore” ad una condizione psicotica latente.
Dott. Antonio Cantelmo: Medico-Chirurgo, Specialista in Psicologia Clinica e Psichiatria, Dirigente Medico UOC Medicina Generale e Pronto Soccorso ASL Caserta, Socio della Società Italiana di Psichiatria – Pratella (CE) – antonio.cantelmo@libero.it — 330/659140
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