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RUBRICHE – “NELL’ANNO DEL SIGNORE” DI LUIGI MAGNI. L’ATTRICE MELA BOEV :”UN ALTRO ESEMPIO DI FILM STORICO”

*Mela Boev|Questo e’ un altro film che mi piace: Nell’anno del Signore (1969).il primo di una serie dedicati al Risorgimento realizzati dallo stesso regista Luigi Magni, tra cui In nome del Papa Re  (1977) e In nome del Popolo Sovrano (1990). Anche questi sono pezzi di scuola che, a meno che non abbiamo rinfrescato la memoria più’ volte, probabilmente sono finite nel cassetto della dimenticanza. Un’altro esempio di film storico, (alcuni fatti accaduti durante i moti rivoluzionari nella Roma del 1825) che pero’, al contrario dei due precedenti ( Il Mestiere delle Armi ed Il Vangelo secondo Matteo), si presenta con tantissime licenze poetiche  che lo rendono invece lontano dall’esattezza del documentario. E’ un film non fedele ai fatti, sopratutto ai dettagli. Magni li plagia come egli preferisce, senza giustificare le sue scelte se non che per finalità’ poetiche. Il regista fa questo uso spregiudicato di fatti e personaggi per darci qualcos’altro, che mio parere e’ interessante se parliamo di cinema d’autore italiano come sono stata chiamata a fare in questa rubrica.Se posso azzeccare un’ipotesi, ecco direi che il nucleo che concentra la miaattenzione in questo film e’ l’idea di tempo eroico; “ma come” direte, “con tutti i colossal e i serial mastodontici, proprio con questo filmetto alla romana ci vieni a parlare di eroi”?Evabbe’ che ci vuoi fare, la verità e che noi artisti siamo un pò strabici. Quindi continuero’.Da secoli immemorabili (inutile citare l’Iliade e l’Odissea?) questo “tempo eroico”  ha servito i poeti per amplificare, confrontare e mettere a verifica i valori a loro attuali. In questo film si conferma questa necessità, ma e’ il modo in cui viene realizzata questa strategia che mi affascina. Parlo di valori  su cui si fondano le nostre certezze, di valori nuovi, parziali, che pochi visionari cercavano e cercano di rendere universali. In questo film si parla di libertà, di giustizia, di “democrazia”, ma  la crudeltà che viene messa in luce in ogni momento, talmente unica da strabiliare, è una crudeltà tutta romana. La crudeltà sta nella dissacrazione tipica di questa città, che ha tanto di sacro. Ma la cosa interessante per me è la coincidenza tra questo carattere e le scelte stilistiche del regista, quando si parla di eroismo, appunto. Qui ogni idea si realizza attraverso un’azione evidente e chiara dal punto di vista narrativo. Ogni azione, concatenata all’altra, crea un’ idea di “rivoluzione in atto”, ma riducendola ad un insieme di piccoli accadimenti  che si svolgono fino al finale “eroico”, in qualche modo paradossalmente, la dissacra. Questo modo mostra l’umano dietro l’ideale,  che anche quando ha il coraggio di superare se stesso, rimane umano, troppo umano. Rimane romano. Provate ad osservare. Troverete innumerevoli piccoli gesti che ci rivelano il ruolo dei personaggi, in maniera cosi materiale e vivida che gli ideali di cui parlano quasi ce li dimentichiamo. Questo per me e’ un magistrale trasferimento della storia stessa nello stile del tema , una sorta di disfatta che mostra l’eroe all’incontrario. La dissacrazione nello stile quindi rende strutturali i  punti deboli dei personaggi stessi: il sarcasmo, il realismo, l’amore, l’ideale.In questo senso per me L’Anno del Signore e’ un film d’autore pur se popolare o, forse, proprio perché’ popolare.Da menzionare la splendida colonna sonora di Armando Trovajoli, un esempio in piu’ per godere della poesia di cui l’autore stesso, in realtà, ci sta parlando.

*Mela Boev e’ attrice e autrice. www.melaboev.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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