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  CONFINTESA FP – GIUSTIZIA , ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO 2020

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Si è svolta ieri l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2020 presso le varie Corti d’Appello d’Italia. In Campania, a Napoli e Salerno, per la Confintesa – Funzione Pubblica Coordinamento Giustizia, hanno relazionato rispettivamente i dirigenti sindacali dott.ssa Giovanna Fattore e dott.ssa Silvia Sarno. Presenti ai lavori anche Giuliana Andreozzi (Segretario regionale),Giuseppe Iannotta (coordinatore giustizia per la provincia di Napoli) e Lorenzo Santabarbara (Coordinatore provinciale giustizia). La finalità della Confintesa è stata di attirare l’attenzione dei presenti, sulle politiche relative al personale giudiziario, facendo specifico riferimento al rappresentante del Ministero della Giustizia. I rappresentanti di Confintesa si sono detti delusi dal comportamento assunto da coloro si sono definiti appartenere al “Governo del cambiamento”, in realtà è cambiato molto poco, nonostante timidi tentativi di fare del cambiamento. Hanno, inoltre, lamentato la scarsissima attenzione nei confronti del personale giudiziario dove è venuta meno la tanto sbandierata “riorganizzazione e razionalizzazione della struttura operativa”, posta come premessa indispensabile per le riforme sostanziali del sistema giudiziario. Cosa dire poi di argomenti di cui si discute da anni come la riqualificazione del personale interno, di formazione, di progressioni economiche, di benessere del dipendente, di miglioramenti organizzativi e professionali, di politica di misurazione e valutazione della performance…Sia a Napoli che a Salerno i dirigenti sindacali Giovanna Fattore e Silvia Sarno, hanno posto l’accento sul “rilancio di una politica afferente il personale, per la piena copertura ed eventuale ampliamento delle piante organiche e la creazione di un ambiente di lavoro orientato al benessere organizzativo.” Per evidenziare una serie di deficienze, inoltre, hanno concordato e portato all’attenzione dell’auditorio una sorte di catalogo strutturato in questo modo e che riportiamo in maniera sintetica:

  1. il progressivo svuotamento di personale dagli uffici senza che ci sia una reale possibilità di sostituzione;
  2. la gestione del concorso per i nuovi assistenti giudiziari, che ha portato i primi in graduatoria ad essere assegnati ad uffici molto lontani dalla residenza, e gli idonei, al contrario, vicino casa;
  3. il nuovo concorso per funzionari giudiziari, la cui tempistica è incerta, porterà all’assunzione di personale che non sarà tenuto a conoscere la fondamentale materia, per il funzionamento degli uffici, dei “servizi di cancelleria, delle spese di giustizia”, materia non prevista nel bando (segnalazione fatta da Confintesa);
  4. I contratti collettivi costantemente non applicati;
  5. costanti e consolidati ritardi con cui si discute dei premi di produttività per il personale;
  6. sul nuovo sistema di valutazione del personale assoluta mancanza di informazione, di indicazioni chiare, con obiettivi non assegnati nella stragrande maggioranza degli uffici, situazioni che danneggeranno l’aspettativa, già peraltro più volte delusa, di progressioni economiche e l’assegnazione dei premi di produttività;
  7. insufficiente organizzazione della formazione, carente e molto discontinua, per la mancanza di risorse, in particolare nel settore informatico;
  8. la mancata valorizzazione delle figure apicali amministrative degli uffici, in particolare dei direttori, alla cui responsabilità non corrisponde alcun riconoscimento né di carriera né economico; –
  9. il riconoscimento degli incentivi tecnici previsti dall’art.113 del d.lgs. n.50/2016 al personale;
  10. la mancata reintroduzione, all’interno del Ministero, delle competenze di Equitalia Giustizia e, di conseguenza, l’impedimento al personale interno di implementare il FUA con l’aggio ricavato.

“Concludendo – hanno dichiarato all’unisono Fattore e Sarno – la nostra valutazione non può che portare ad un giudizio finale di “non adeguatezza.” Hanno poi ricordato che, come previsto dalla normativa sulla valutazione, il dipendente pubblico rischia il licenziamento in caso di una valutazione negativa per ciascun anno dell’ultimo triennio. “Potremmo dire – ha chiesto in maniera provocatoria – che lo stesso rischio esiste concretamente anche per l’Alta dirigenza che non raggiunge gli obiettivi? Parliamo di obiettivi reali – hanno aggiunto – che portano al miglioramento della macchina della giustizia e non di obiettivi fasulli posti per essere facilmente raggiunti”.

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