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   L’URINARE CONTRO L’ARCOBALENO … DALL’ABRUZZO ALLA CALABRIA

 ROSARIO DI LELLO|Non poche persone, specialmente di una certa età, rimangono impressionate alla vista dell’arcobaleno e qualcuno pensa anche all’itterizia, cioè al colorito giallo che sporca la pelle  in certe malattie. E allora? Nell’ Italia meridionale, la cultura popolare ammette relazioni fra sole, arcobaleno e itterizia.In Abruzzo, una delle credenze attribuisce la “rìzie” ossia il “male de jj’ arche”, male dell’arco all’aver urinato di faccia all’arcobaleno. (1) In Molise, si ritiene che  contrae il male de l’arche e diventa giallo colui il quale abbia urinato verso l’arcobaleno o lo abbia guardato in modo intenso. (2) In Campania, l’aver urinato contro l’arcobaleno e il termine ’nzularcàtu indicano, rispettivamente, la causa della malattia e l’ itterico.  Inoltre  la tradizione vuole che  l’itterizia colpisca pure chi abbia urinato sulla cenere in cui stava un chiodo arrugginito, quando c’era l’arcobaleno (3)  o chi l’abbia guardato fisso o mostrato col dito indice  In Lucania, la cultura popolare sostiene che  il “male dell’arche” sia effetto dell’ aver urinato di faccia all’arcobaleno. (4) In Calabria, invece, la tradizione attribuisce il “mali ri l’arcu” o “lierìa” a chi abbia  guardato l’arcobaleno, indicandolo ad altri. (5)I dati sopra riferiti, possono stimarsi validi anche per la Puglia. (6) Per quel che concerne l’ etimologia qualche autore ha sostenuto, nel secolo passato, che il termine nzularcato è presente nel dialetto meridionale antico.(7)  Ancora prima, nel XIX secolo, v’è stato chi ha soltanto annotato: “Nzularchia, Itterizia. / Nzularcato, Itterico”,  (8) e chi ha scritto che il morbo itterico era definito “solartato”. (9) Prima ancora, nel ‘700, altri ha precisato: “Nzolarcato, e nsolarcato, itterico”.(10) E l’arcuato, per così dire, sarà stato preso in considerazione, di frequente, pure nel secolo XVII e nel XVI. Per quanto, infine, attiene alle origini,  sembra che la denominazione della malattia e la credenza in merito possano essere ricondotte a molto, molto tempo addietro, attraverso il Medioevo fin nell’Evo Antico.Ma questa è altra storia

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1- Cfr. G. Finamore, Tradizioni popolari abruzzesi, Torino-Palermo, 1894 -1981, pp. 158-161. G. Pizza, Diagnosi popolare dell’itterizia, in “Storia e medicina popolare”, Roma, (1986), IV, 2, p. 55. 2- Cfr. P. Baccari, Appunti di folklore molisano, Napoli, 1930, pass. e p. 49. E. Cirese, I canti popolari nel Molise, Rieti, 1953, pp. 150-151. M. Colabella, Documenti folklorici del Sinodo di Larino del 1728, in “L’Arcolaio” n. 7 (1999) pp. 45-51. Muro Goielli,  La Passata Arborea. Un rito sacro magico, in “L’Arcolaio”, n. 8 (luglio 1999) pp. 7-18. Id., Il Male dell’Arco, in “Il Quotidiano del Molise” (5-3-2018) p. 15. 3- R. Zeppa, La demoiatrica nel Valfortore, in “Valfortore”, Montefalcone Valf., (1950), pp. 1-8. 4- E. De Martino, Sud e Magia, Milano, 1981, pp. 28-29. 5- Id., ibid., p. 55.  6- Id., ibid., p. 56. 7- Cfr. in G. Pizza, cit., p. 53. 8- R. Andreoli, Vocabolario Napoletano-Italiano, Torino, 1889 – Napoli, 1993, pp. 270.  9- Cfr. in G. Pizza, cit., p. 53. 10- F. Galiani, Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, Napoli, MDCCLXXXIX , 2 voll. I,  pp. 277-278.      

 

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