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  LO STALKING, UNA NUOVA VIOLENZA

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*Antonio Cantelmo| In letteratura il fenomeno pare sia apparso di recente e ha dato vita a notevoli studi e grandi dibattiti. Lo stalking è un fenomeno molto diffuso che, purtroppo, nel nostro paese ha avuto un percorso esteso e travagliato prima di essere riconosciuto come reato. La progressiva diffusione e la cronaca hanno permesso l’elaborazione e lo studio del fenomeno riconducibile a forme di intrusioni relazionali ripetute e assillanti, tramite molestie (stalking), psicologiche e fisiche. Nel corso dell’ultimo ventennio questo fenomeno ha raggiunto un’estensione dilagante: gli studi accademici, l’attenzione da parte dei media, la quantità di casi che vengono discussi nelle aule di tribunale, le ricerche criminologiche, hanno messo in risalto che non si tratta di un crimine che coinvolge solo determinate persone o gente dello spettacolo, come si potrebbe ingenuamente pensare, bensì interessa la gente comune: Spesso il motivo scatenante è l’instabilità sentimentale e la rottura del rapporto. Lo stalking pare configurarsi come una specie di lacuna tra le condotte e i comportamenti tradizionali in declino, come il matrimonio e i valori storicamente più recenti, quale l’indipendenza femminile. Nella fenomenologia dello stalking sono fondamentali le caratteristiche quali: la iper intimità, inerente le azioni che hanno come obiettivo la comunicazione e il cercare un contatto diretto con la vittima per poter manifestare dell’affetto, per creare o intensificare una relazione. Il pedinamento, la vigilanza e la sorveglianza includono un’ampia categoria di attività che  sono poste in essere con l’obiettivo unico di mantenere il controllo sulla vittima. L’invasione che consta nella violazione della legittima privacy tramite il furto o addirittura la violazione di domicilio; il pedinamento e l’intrusione effettuate da terzi, utilizzati per poter raccogliere delle informazioni o per poter mantenere un contatto con la vittima; coercizione e costrizione con la forza fisica e/o psicologica, utilizzata per poterla controllare maggiormente; aggressione rivolta alla stessa, alle sue proprietà e  viceversa ad oggetti ed individui cari alla vittima. I furti e le intrusioni sono messi in atto per potersi appropriare dei suoi oggetti,  per esempio oggetti personali o biancheria intima, per pura vendetta, come il sottrarre dei beni preziosi o che rappresentano per la vittima un valore affettivo. E’ importante evidenziare che lo stalking non è un fenomeno omogeneo, pertanto risulta molto laborioso e complicato il dover far rientrare i molestatori assillanti in una classificazione diagnostica ben precisa o identificare sempre la presenza di una vera e propria patologia mentale di riferimento. Il livello di stalking messo in atto e i vari correlati aspetti violenti si differenziano in base al grado di intimità precedentemente esistente nella relazione. Spesso una maggiore intimità denota un maggiore rischio di violenza. A volte l’entità del fenomeno è associata a dei disturbi di personalità presenti in colui che mette in atto dei comportamenti persecutori. Diversi autori sostengono che tale fenomeno non possa essere studiato tenendo conto solo del molestatore ma che deve essere studiata anche la relazione di coppia che è una variabile importante nel fenomeno dello stalking. Il fenomeno è un comportamento sanzionabile e deviante ma per la sua comprensione, prevenzione e contrasto effettivo occorre spostare il focus dell’attenzione al suo configurarsi come una questione intersoggettiva molto complessa ed articolata in modo triadico su: stalker – molestie – vittima. Ciò da la possibilità di effettuare un’osservazione sulle tre componenti fondamentali, appena citate: lo stalker o molestatore è l’attore che sulla base di alcune e proprie peculiari motivazioni predilige un soggetto nei riguardi del quale sviluppa e mette in atto una vigorosa e polarizzata costellazione di idee, pensieri immaginazioni, fantasie ed affetti che proprio per la loro estremizzazione raramente sono in sintonia con reali situazioni di vita e di relazione nei confronti della vittima. E’ un soggetto che vive in forma maniacale un’ossessione e una fissazione per un altro individuo e che ha severi problemi relazionali. Ad esempio un partner che è stato rifiutato e che non accetta la separazione, o un individuo che ha l’intenzione di punire perseguitando sino all’ossessione qualcuno da cui ritiene di aver subito un torto, oppure individui che si ostinano a legami di intimità con soggetti che non hanno alcun interesse affettivo con loro. E’ incapace di poter elaborare l’abbandono, ha un’insicurezza di fondo relativa ed esperienze precoci di deprivazione che risalgono ai primi anni di vita in cui egli non ha avvertito in maniera significativa la presenza rassicurante dei genitori o di uno di loro o addirittura il loro atteggiamento affettivo.  In più lo stalker ha la diabolica capacità di riuscire a mettere in atto una sorta di plagio, ovvero riesce ad indurre uno stato di condizionamento psicologico sulla sua vittima, dal quale essa difficilmente riesce a venirne fuori. La fascia di età a cui è ascrivibile colui che mette in atto delle condotte di stalking, denominati anche “attività di stalking”, è compresa tra i 18 e i 30 anni, ma non si possono escludere soggetti che superano i 60 anni. Le molestie  che sono composte da una categoria variegata di gesti ripetuti e intrusivi che tendono a ricercare il contatto, la comunicazione e l’attenzione della vittima per esempio con   e-mail, telefonate, utilizzazione continua dei nuovi sistemi media, appostamenti, minacce con eventuali sviluppi non solo nel senso di intensificazione dei gesti intrusivi, ma altresì, di passaggio dalle minacce esplicite ad atti di violenza su cose di proprietà della vittima o sullo stesso soggetto o ad altri soggetti che possono intromettersi e frapposi tra molestatore e vittima. La vittima che viene assediata dallo stalker, e quindi “stalkizzata”, avverte come infastidenti, seccanti, lesivi inquietanti le condotte dello stesso: Mettere in atto dei comportamenti difensivi come il cambiare le proprie abitudini di vita, cambiare orari di lavoro, il sostituire il proprio numero di telefono, mutare i siti frequentati, cambiare autovettura, spostare la propria residenza sino a non uscire più di casa, dunque letteralmente la persona viene soggiogata, e in senso psicologico sono in forte aumento meccanismi d’ansia, depressione, sino all’incremento di alcol e tabacco e il peggiore esito il suicidio. L’inquadramento della cosiddetta “sindrome da stalking”  è di cruciale interesse per poter riuscire a prevenire gli esiti più gravi, per poter dare degli strumenti utili per estrapolare dalla complessità del fenomeno di stalking gli specifici parametri interpretativi. Similari parametri si muovono nella relazione stalker e vittima, fra conosciuto e sconosciuto, fra amore, desiderio, odio e rancore, fra un continuum che può identificare ad un polo un disturbo psichico grave nello stalker e all’altro polo una reazione situazionale; e nella comparsa di un disagio psichico nella vittima e nella concomitanza di reazioni a esso. Per di più, lo stalking è un comportamento trasversale, cioè riguarda gli appartenenti a diversi classi sociali e  a vari livelli culturali.

* Dott. Antonio Cantelmo: Medico-Chirurgo, Specialista in Psicologia Clinica e Psichiatria, Dirigente Medico UOC Medicina Generale e Pronto Soccorso ASL Caserta, Socio della Società Italiana di Psichiatria – Pratella (CE).  antonio.cantelmo@libero.it – 330/659140 .

 

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