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RUBRICHE- RAZZISMO, LEI COSA PENSA DEL CASO WILLY, UNA MAMMA CI SCRIVE

 Gentile Dott.ssa, a proposito del triste episodio di  Willy, quale è il suo punto di vista? Pensa sarà possibile evitare in futuro tutto questo odio-razzista ? Ho notato che neanche in simili tragedie si è collaborativi. I giovani secondo lei hanno compreso la gravità del gesto?Grazie

 Mamma ‘73

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Gentile Lettriice, arginare l’odio non è come incanalare un corso d’acqua in un bacino. E’ un obiettivo che non dovrebbe avere termini prefissati ma data la realtà imprevedibile sarà certamente un lavoro che richiederà attenzioni educative e istituzionali costanti e precise. Le sub-culture che lo inneggiano e lo fomentano, solo con l’ esempio potranno essere “ stracciate ”. Nella vicenda oltre al povero Willy tutta la società ne è resta vittima, sopratutto di una certa politica; che  strumentalizzando la morte di Willy ha  veicolato messaggi distorti e avallando, seppur  involontariamente, il messaggio degli assassini confermando l’esistenza di uomini di serie A ed uomini di serie B. Lo stesso dire “fascisti” è un messaggio di odio! L’ approccio giusto sarebbe quello di coalizzarsi al fine di punire i gesti ! Il razzismo, purtroppo esiste, ma oggi rispetto a quello storico non ci rendiamo conto che non ha più colore ideologico. E’ spesso un concetto disorientato a piacimento per infangare taluna o l’altra cosa. È una deformazione del pensiero che si propaga a macchia d’olio, purtroppo a causa dell’ assenza di riferimenti sociali e di un servizio pubblico poco efficiente e sgradevolmente politicizzato. Quello del ” razzismo ” é un concetto che va chiarito unitamente ad un intervento a difesa dell’uomo; è terribile parlare in questi termini nel 2020, ma è cosi! Manca, evidentemente, un sistema sociale autorevole siamo bombardati da notizie che puntano il dito uno contro l’altro ma nessuna figura istituzionale che chiarisce, rimprovera obbiettivamente e indirizza. Vediamo sponsorizzare modelli sociali privi di contenuti e fatti passare per ribelli. A tal proposito mi offro per un chiarimento; non confondiamoci, il ribelle segue un ideale, ha un’identità, una personalità, usa le parole, predilige il dialogo è intelligente. I giovani dell’epoca moderna si definiscono ribelli identificandosi in una simbologia artefatta, modaiola, sciatta, vuota. Emulano atteggiamenti e fisicità, mi viene in mente il tatuaggio, ad esempio. Una svastica o una falce ed un martello, un fascio… una Croce sul petto , un’aquila sulle spalle e oltre l’ immagine riscontriamo, quattro slogan che si raccontano tra loro estrapolati dai social. Cantano ma non conoscono il Piave, e Bella Ciao è la canzone del concertone del 1ºMaggio; solo qualche esempio emblematico per raccontare una presunzione mentale garantista di una “verità” oggettivamente ignorata. È un gioco di forze che denota un disagio individuale, infatti tragedie come quella del povero Willy, si realizzano in gruppo, fateci caso. Non credo ci sia molto da dire oltre piuttosto è opportuno prendere atto, ancora una volta, che la società e soprattutto i giovani vanno aiutati con un ritorno ai valori, alla cultura; vanno guidati, indirizzati. Deve esserci un ritorno al rispetto dei ruoli  sociali e la politica ,attraverso le istituzioni, deve prendersi le proprie responsabilità e ritornare ad assere l’esempio! Vedo in giro giovani automi, pochi individui e nessuna personalità e  sono preoccupata quanto Lei.

*Dott.ssa Roberta Marra, laureata in Sociologia presso l’Università degli studi “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara, con tesi di laurea in “ Diritto alla riservatezza e d’informazione: vizi e virtu’ della comunicazione giornalistica.Master di specializzazione in psicologia giuridica pedagogia con tesi dal titolo: “Lo stalking tra reato e patologia, ossessione e sentimento personalità e dinamiche socio relazionali”.

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