SOCIOLOGIA- IL CIBO COME ELEMENTO INCLUSIVO, LA SOCIOLOGA RISPONDE
Gentile Dott.ssa senza troppi giri di parole Le chiedo.
Potrebbe essere considerasto il cibo l’ elemento inclusivo, fondamentale, in questa società globalizzata ma ancora troppo restia ad accettare l’altro? Cordialmente
Prof.ssa Claudia, di anni 75.
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Gentile Sig.Claudia,
È affascinante scoprire realtà diverse dalle nostre attraverso il cibo. È una chiave di lettura interessante e corposa di riflessioni trasversali e multidisciplinari. Equivale all’ acquisire consapevolezza; un campo visivo più ampio della realtà che ci circonda. A tal proposito, dal punto di vista antropologico Douglas ritiene il cibo un elemento simbolico che viene incorporato in ognuno attraverso le abitudini e le regole che le proprie tradizioni o regole territoriali prevedono.Da qui si evince il concetto di viaggio sinonimo di scoperta e di crescita.
Ho sempre considerato, personalmente, aldilà delle esperienze e gli studi il cibo come “cultura” e affermato come elemento distintivi di “identità”. È certamente per questo un importante strumento di integrazione, un dialogo tra individui di origine e tradizioni differenti. A chi non è capitato di associare il luogo o un abitudine ad un alimento ?
Accade attraverso una logica meccanica spontanea: gli italiani alla pasta, i cinesi al riso, i tedeschi alla birra, i limoni a Sorrentoed il tartufo al Piemonte; il meneghino pandoro/panettone è tipico del nord Italia a Natale è partenopea, invece è la pastiera a Pasqua. Da qui un trattato antropologico agroalimentare senza fine. Passando per le tradizioni le ricette e i disparati nomi degli ingredienti, un vero e proprio confronto sensoriale. A guastare la minestra è il solito
” prezzemolo ” non di qualità. Ossia, le politiche sociali territoriali, non sempre favorevoli e unidirezionali; quasi mai lontane dalle logiche di partito. Ci sarebbe molto da dire soprattutto da questo punto di vista, ma è talmente pulita e “saporita” la sua domanda che voglio essere “la chef” di un’ analisi positiva.
Ergo, riconoscere che una società multiculturale è un’ opportunità da cui deriva la crescita e l’ arricchimento individuale e pertanto un elemento di appartenenza che si fortifica laddove trova possibilità di confronto. E dove se non a tavola ? I migliori accordi sono state raggiunti attorno ad un tavolo.
Il diverso non è una minaccia se si incominciasse ad educare i piccoli alla curiosità. Sarebbe piacevolmente interessante e motivo di apprezzamento se si parlasse di più, se si incitasse di più chiedere per sapere e fare e si insegnassero come si deve gli obiettivi didattici multidisciplinari in chiave globale. Ad esempio attraverso progetti di cooperazione alimentare. Viaggiare per molti è ancora un lusso per altri e’ stato un viaggio della speranza.
Unire le diversità culinarie sarebbe l’ inizio di unviaggio sensoriale fantastico, dell’uno nel mondo dell altro verso la terra promessa chiamata: Libertà.
*Dott.ssa Roberta Marra, laureata in Sociologia presso l’Università degli studi “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara, con tesi di laurea in “ Diritto alla riservatezza e d’informazione: vizi e virtu’ della comunicazione giornalistica.
Master di specializzazione in psicologia giuridica pedagogia con tesi dal titolo: “Lo stalking tra reato e patologia, ossessione e sentimento personalità e dinamiche socio relazionali”
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