PIEDIMONTE, DALLE BOMBE DI KIEV AL MATESE, È TERMINATA L’ODISSEA IN PULMANN DI NATALIA
Emiddio Bianchi. Piedimonte Matese. Quasi tre giorni interminabili di viaggio, per sfuggire ai bombardamenti dei miliziani di Putin e raggiungere il suo amato Daniele che l’aspettava a Piedimonte Matese. Tanto è durata la fuga da Kiev di Natalia, dai luoghi di quella guerra che sta devastando il suo martoriato Paese. Era partita dalla capitale dell’Ucraina appena quattro ore prima che il palazzone del centro dove era anche la sua abitazione, che pare non abbia subito danni, venisse centrato da un colpo di artiglieria. Natalia è impiegata presso una prestigiosa compagnia petrolifera. Guadagna bene, quasi mille euro al mese, se il suo stipendio è rapportato a quelli medi della sua Nazione, considerando che un pensionato di lusso raggiunge a malapena i duecento. Ha un ruolo apicale nella sua azienda grazie a due lauree, una in matematica e un’altra in economia. Dopo la fuga precipitosa da Kiev, una di quei tanti profughi che si vedono in televisione in questi primi giorni di guerra, ha superato la frontiera con la Moldavia e raggiunto Chisinau, la capitale, grazie a un cordone umanitario. “Sono stata trattata bene, le difficoltà sono cominciate quando non riuscivo a trovare posto su di un pulmann che mi portasse in Italia. Ma il fatto che mi trovassi in un luogo sicuro -ci ha raccontato nel suo stentato italiano -mi ha permesso di attendere tranquillamente il mio turno per la partenza”. Dalla Moldavia a Piedimonte attraverso la Romania, l’Ungheria, la Slovenia e poi la frontiera di Trieste, il sole dell’Italia e gli altri mille chilometri per arrivare a Napoli, dove era in spasmodica attesa il suo Daniele. Fra tutti coloro che sono fuggiti dai bombardamenti e dai missili russi, Natalia si può definire una persona fortunata, a prescindere dal suo legame sentimentale: “Il computer è una delle poche cose che sono riuscita a mettere nel mio bagaglio. Le altre spero di ritrovarle quando tutto sarà finito”. Grazie infatti allo smart working che lei chiama “lavoro a distanza”, a Natalia è stato consentito, quasi fosse a Kiev, di poter continuare la sua preziosa attività lavorativa. Continueremo a seguirla. Ci siamo dati appuntamento per la prossima settimana, nella speranza che la brutalità della guerra abbia fine al più presto.
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