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RUBRICHE- “MAMMA COSA SIGNIFICA LA GUERRA”. LA SOCIOLOGA RISPONDE

“Mamma cosa significa la guerra non sono più divertenti i cartoni animati in tv ?” Gentile Dott.ssa è la domanda dei miei figli, di 4 e 6 anni.  Quale sarebbe la risposta più adeguata per soddisfare la loro curiosità non nascondo il sentirmi in difficoltà nel dovergli rispondere. Vorrei solamente proteggerli.

Mariolina T.

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Gentile lettrice come non comprendere la sua preoccupazione e quella di tantissimi altri genitori che negli ultimi giorni si ritrovano dinanzi a tali scenari; mortificanti e atroci al tempo stesso. Le guerre hanno accompagnato il progresso il benessere e ogni tipo di evoluzione della società. Non è nuova al mondo ma certamente fuori tempo e luogo più che mai. E’ sinonimo di retrocessione.

Come non comprendere il responsabilità che si prova da genitore e per questo il peso del dovere di proteggerli dall’ennesimo “orrore” dopo le sofferenze emotive causate dalla pandemia, ancora non del tutto superate. Ogni famiglia vuole salvaguardarli da queste inaccettabili crudeltà. Nell’evoluzione sociale , e in essa la pedagogia si assiste al superamento di alcuni limiti concettuali. Si può considerare, senza alcuna riserva, che oggi nel  nuovo “piano educativo” rientra anche accompagnare i più piccoli  verso la conoscenza che diverrà  consapevolezza, di questo lato oscuro della vita dal quale nonostante l’epoca moderna ci dobbiamo difendere. Il compito degli adulti, delle agenzie educative della famiglia in primis è, pertanto, quello di ascoltarli e di fornirgli gli strumenti utili a saper riconoscere i comportamenti sbagliati della società intorno a noi. Relazionarci con i più piccoli e spiegargli ad esempio la guerra potrebbe sembrare tanto semplice se considerassimo la favola di Cappuccetto Rosso. La più emblematica dal punto divista del bene e del male, del buono e del cattivo. Ma la guerra è qualcosa di più complicato, massacra tutti senza distinzioni.

Inizialmente può sembrare sufficiente evitare i tg piuttosto che i programmi di approfondimento che a loro poco interesserebbero a prescindere e invece ci accorgiamo che i tempi sono cambiati e che la comunicazione è tempestiva e trasversale; oscilla tra il miracoloso e il traumatico, direbbe Mario Perniola. Non protegge, diffonde a tutte le ore le notizie e non sempre con  particolare riguardo verso le categorie di utenti. Non ci sono certamente parole più giuste di altre da utilizzare, è certamente opportuno spiegare questo ingiusto agire umano attraverso un “approccio propositivo”. E’ paradossale, ma non sempre del tutto opinabile, mi spiego: le risposte talvolta sono racchiuse anche nel modo di esprimersi degli adulti. Sfatiamo il mito del “tanto sono piccoli, non capiscono” perché è in quel momento che accolgono la nozione, la apprendono fino a farne un personale punto di vista. E’ importante, pertanto, raccontare azioni concrete mettendo in evidenza sia la malvagità di chi la guerra l’ha provocata ma soprattutto, l’impegno dei tanti che con ogni azione di bene la contrastano. E’ opportuno, oltremodo, raccontare con la finalità di diffondere la cultura della pace, senza omettere la realtà e intendo: le sofferenze, che esiste il bene come il male che esistono gli asti e le strategie. E’ per questo che è importante avere un atteggiamento propositivo verso i grandi avvenimenti; un approccio di grande supporto. Aiuta a non subire i fatti e le immagini che la comunicazione oggi tempestivamente propone e allo stesso tempo li condurrà verso una più ampia visione della vita con naturalezza e il più possibile in armonia con la propria ingenua visione della vita.

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 *Dott.ssa Roberta Marra, laureata in Sociologia presso l’Università degli studi “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara, con tesi di laurea in “ Diritto alla riservatezza e d’informazione: vizi e virtu’ della comunicazione giornalistica. Master di specializzazione in psicologia giuridica pedagogia con tesi dal titolo: “Lo stalking tra reato e patologia, ossessione e sentimento personalità e dinamiche socio relazionali”

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