L’ETIMOLOGIA DEL VERBO “RICORDARE”
Riprende dopo molto tempo la rubrica di Grammaticamente, lo spazio dedicato alla lingua italiana, questa volta con l’intento di approfondire l’etimologia delle parole italiane, per comprenderne le origini e le motivazioni che si celano dietro, e anche la loro storia. Parole che utilizziamo nel nostro quotidiano.
Partiamo con il verbo “ricordare”, la cui radice etimologia è re-cordis, ovvero fare ritorno al cuore.
Per gli antichi romani, infatti, il cuore rappresentava il luogo della memoria, unitamente al lobo dell’orecchio e alla scrittura.
Il verbo ricordare, come afferma la Crusca, è un verbo bivalente in quanto può fungere sia da transitivo che da intransitivo. Nello specifico, la forma ricordarsi, quindi la forma pronominale, è una forma ricorrente nell’uso colloquiale, attestata già ai tempi di Dante nel canto V dell’inferno “Nessun maggior dolore/ che ricordarsi del tempo felice” o Pirandello ne La Vida nuda “Ti ricordi delle nostre famose scommesse?”
Tornando però alla scrittura quale ulteriore luogo della memoria per i romani, collegandomi al detto “Chi dimentica cancella” o “Non mi cancellare”, possiamo affermare vi sia un legame tra memoria e scrittura in quanto i romani erano soliti cancellare le parole nella cera lisciando la superficie delle tavolette su cui erano incise; frequente era il verbo ob-liviscor, ovvero rendere liscio. Di conseguenza possiamo ipotizzare che la memoria potesse, e possa essere immaginata come un qualcosa di scritto.
Ricordo che tutti gli approfondimenti precedenti sono consultabili nell’omonima sezione.
A presto con un nuovo appuntamento!
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