SALUTE – FACCIA A FACCIA CON IL DR GIULIO LIBERATORE: ”IL COVID COME LE MONTAGNE RUSSE”
Lorenzo Applauso|La pandemia, o meglio la diffusione del covid, con i suoi alti e bassi, continua ad essere al centro dei nostri pensieri e delle nostre preoccupazioni, meno nei nostri comportamenti . Questo perché spesso però, questo va detto, siamo noi stessi a rilassarci, usare poco la mascherina nei luoghi chiusi o dove ci viene comunque consigliata. Sembra che il virus a noi non toccherà mai tranne poi quando arriva improvvisamente. Noi abbiamo cercato di saperne di piu’ sotto il profilo scientifico con il Dr Giulio Liberatore, medico, attento alle dinamiche di questi ultimi due anni e già Direttore dell’azienda ospedaliera di Caserta.
“Le ultime notizie sul fronte della pandemia-dice il medico – certificherebbero un allentamento della pressione, sia in termini di nuovi casi che i termini stretti di pressione sulle strutture sanitarie, in particolare quelle ospedaliere, compreso una diminuzione degli accessi in terapia intensiva. In buona sostanza, sembrerebbe che siamo arrivati al picco epidemico di questa ultima ondata.
Non a caso abbiamo usato il condizionale, alzi la mano chi non abbia notato quanti luoghi comuni siano stati sfatati nel corso di questi lunghi ultimi due anni. A cominciare sull’andamento stagionale che suggeriva un allentamento dei contagi durante la stagione estiva, cosa puntualmente non avvenuta, per continuare sulla previsione che sarebbe diventato un comune raffreddore ( altro luogo comune non avvenuto),per finire con quanti avevano previsto un termine di due anni rifacendosi a quanto successo un secolo fa con la “ spagnola “.
- Dottore, quindi sono molte le ipotesi che poi non si sono confermate nella realtà dei fatti?
“Tanti luoghi comuni, tante previsioni a caso, tante ipotesi da “ un tanto al chilo “ che sono miseramente naufragate, affossate dalle varianti che altro non sono che i tentativi di adattamento del virus alle nuove situazioni ambientali ed alle risposte di difesa del nostro organismo, spontanee o mediate da farmaci o vaccini. Anche in questo caso, Alzi la mano chi non ha sbagliato previsioni…a cominciare dagli addetti ai lavori”.
- Certo ma intanto oggi qualcosa in piu’ conosciamo di questo maledetto virus?
“Si, pur tuttavia, passi in avanti ne sono stati fatti e sono stati passi da gigante. Abbiamo avuti, in tempi record, vaccini che hanno, come minimo, attenuato gli impatti con il virus e prevenuto tante forme gravi di infezione. Abbiamo ancora ottenuto una serie di farmaci che aiutano certamente nelle terapia, pur sapendo bene che, contro i virus, non esistono antibiotici ma le nuove famiglie di antivirali e di anticorpi monoclonali hanno dimostrato sul campo una reale efficacia.
Il progressivo adattamento della popolazione alle misure di contenimento della pandemia (a mio avviso non sono più una rarità i cittadini che indossano la mascherina nei luoghi chiusi anche nelle stagioni primaverili ed estive, fanno attenzione al distanziamento e lavano le mani o usano disinfettanti in maniera molto attenta) sono un buon viatico per il futuro.
- Come siamo messi, volendo fare il punto in termini di sanità?
“Mentre ci accingiamo a scollinare dalla ennesima ondata, facciamo volentieri un brevissimo punto sulla situazione dal punto di vista della organizzazione sanitaria e, soprattutto una previsione su quanto potrebbe essere utile per il futuro , anche qui, il condizionale rimane d’obbligo.
Negli ultimi mesi si sta registrando un calo dell’incidenza, infatti, si conta un numero minore di ospedalizzazioni, anche per merito della campagna vaccinale in corso. Tuttavia, il virus continua a circolare, motivo per cui le categorie più a rischio – non vaccinati, immunodepressi, malati oncologici – devono prestare ancora grande attenzione. Questo è già un primo assioma fondamentale. Secondo assioma, secondo me, sarebbe il prendere coscienza della importanza di una corretta educazione sanitaria, sia a livello di organizzazione territoriale che a livello di organizzazione ospedaliera. In buona sostanza, occorre che tutti, cittadini ed operatori sanitari, collaborino insieme su questo obbiettivo, anche questo semplice articolo si muove in questa direzione. Non c’è infettivologo, pneumologo o specialista che possa fare da solo, senza l’aiuto di tutti”.
- Veniamo quindi al vero fulcro del problema, senza il quale non c’è prospettiva futura nella lotta alla pandemia?
“Grazie alla pandemia –dice Liberatore – si è verificato un cambio generazionale, dunque, un ammodernamento delle risorse e l’accelerazione del loro reclutamento. Questo vale in primis per le risorse umane senza un reclutamento di personale, un incentivo a rimanere nella medicina pubblica, con contratti di lavoro e premialità adeguate a chi sceglie di lavorare in un sistema faticoso e pieno di responsabilità, quale quello di emergenza-urgenza, non c’è prospettiva di miglioramento.
Quali sono le prospettive future? la digitalizzazione: cogliere l’occasione fornita dal PNRR per informatizzare le strutture e per creare delle reti in cui tutti gli ospedali italiani possano parlare e confrontarsi tra loro
- il territorio: rinforzare la medicina territoriale
- gli investimenti in ricerca: il PNRR concede ingenti contributi agli enti di ricerca, che comprendono anche l’Università
Non sono obbiettivi semplici e neppure facilmente raggiungibili ma, questo è certo, nessuna battaglia per la salute si raggiunge senza sacrifici e lavoro comune”.
Rispondi