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LA PIETRIATA , IN DIFFERENTI CIRCOSTANZE, MA SEMPRE PERICOLOSA

Rosario Di Lello *|  “Puozze ave’ ‘na petriàta ’int’ ‘a ‘nu vico stritto e curto ca nu’ sponta!” è una jastemma, una imprecazione in dialetto napoletano, vetusta, è vero, ma sempre attuale, almeno nella prima parte, in quanto ancora oggi è possibile o rimaner vittima nel corso di una pietriata –anche se non bloccato dentro un vicolo stretto e corto che non ha uscita per la fuga– o esser colpiti da un’accidentale, pietrata. Questo modo di dire induce a qualche riflessione, in merito, alla luce delle opere citate in nota e di qualche riferimento a memoria d’uomo.

È necessario, innanzitutto, rammentare che nel dialetto napoletano, “preta” è la “pietra”, “pretejante” è il “tirator di pietre, grande qualità dei Lazzari”, “pretejare” è il “ciottolare, tirar sassi, lapidare”. In un testo più recente, inoltre e più nel dettaglio, anche se con qualche ininfluente diversità, “Petràta” è la “sassata”, la ”pietrata”; “Petriare” è “prendere a sassate”; “Petriàta” è la “battaglia fatta co’ sassi, tempesta di sassi contro alcuno. Sassaiola. Voce d’uso comune, e scritta fin dal trecento […]”; ”Petriazzànte” è “chi si diletta di fare alle sassate. Tirator di sassi”.

La Storia non è avara di notizie al riguardo, cosicché, già attraverso l’esame di alcune, è possibile cogliere varianti considerevoli. Ciottolata assai nota era la lapidazione punitiva per mezzo della quale venivano giustiziati, nell’Evo Antico, i colpevoli di certi reati, ad esempio, presso gli Ebrei, gli adulteri, i bestemmiatori, gli idolatri, i violatori del sabato; presso i Greci, i sacrileghi; presso i Macedoni, coloro i quali fossero stati comunque condannati a morte, anzi, gli omicidi potevano essere lapidati per mano dei parenti della vittima; presso i Romani, la detta pena non attenendo al diritto comune, veniva inflitta ai cristiani e, a volte, nell’esercito, ai militari.

Altra, invece, era la Frombolata bellica che, sempre nell’Età Antica e presso gli Ebrei, i Greci, gli Etruschi e i Romani, aveva luogo quando, in uno scontro, i frombolieri, appunto, scagliando sassi per mezzo della frombola ossia della fionda –la funda dei Romani–  tentavano di aprire, tra le file nemiche, un varco alla fanteria; emblematico è il colpo di fionda col quale Davide conficcò “una pietra” nella fronte di Golia e lo stese “con la facci a terra”. (Sam, I, 48-49).

È da ritenere che anche in Campania e nel Sannio pre romani la fionda sia stata adoperata all’uso italico: abbia cioè costituito, per i guerrieri, contro il nemico, arma da lancio con munizione a “ghiande di piombo” e, per pastori e contadini, contro i predatori, mezzo per il lancio di pietre.

L’impiego della fionda venne tramandato nel Medioevo e poi nell’Età Moderna tant’è vero che, ancora oggi, numerosi pastori e non pochi contadini della regione –nonché qualche professionista– molto avanti negli anni, sanno costruire, soltanto con un semplice pezzo di spago e in non più di un paio di minuti, una jómma e adoperarla con destrezza.

Nel Medioevo, la fionda venne ancora utilizzata da contadini e da pastori; non solo: ne fecero uso i giovani –e anche qualche figlio di Re, all’Arenaccia, a Napoli– per sfide tra singoli o tra bande rivali della stessa borgata o di zone diverse. E fu pure strumento di offesa in dotazione a compagnie di frombolieri ausiliari della fanteria; in quanto tale, tuttavia, decadde in seguito all’adozione delle armi da fuoco.

Nell’Evo Moderno non scomparvero le  comuni petriate popolari, per così dire sportive, con gare a squadre e premi ai vincitori; né vennero meno quelle nei disordini contro l’autorità costituita, come accadde nel 1647 a Napoli, quando i popolani lanciando sassi occuparono il castello del Carmine e quando, agli inizi del XIX secolo, i petriazzanti ebbero la meglio sulla cavalleria francese. E disordini con relativa sassaiola s’ebbero pure allorché, sul finire del secolo, si affrontarono gruppi di popolani di rioni diversi, mossi da gelosie di quartiere o quando, per contese tra due litiganti, non risolte subito a coltellate, il regolamento di conti venne deciso a petriate e col concorso dei rispettivi sostenitori.

Tanto capitò altresì in non pochi centri di provincia, tra borgate di uno stesso paese e, a confine, tra un paese e l’altro, almeno fino a quando, nel secolo passato, la pavimentazione ad asfalto delle strade non sostituì quella col brecciame prodotto dagli spaccaprète e i muntùni d’ vrécce ai lati delle vie agevolarono le sassaiole in quanto costituivano, all’occorrenza, munizione per lanci a mano più che con le fionde .

E al presente? La lapidazione, i frombolieri militari, le gare a premi, le scaramucce tra fazioni di quartiere e gli scontri tra gruppi di paesi, costituiscono, nella fattispecie, soltanto argomento libresco o ricordi, sempre più tenui, di vita vissuta.

Non per questo, la sassaiola e la sassata, in generale, attengono esclusivamente al passato: non è casuale, ancora ai giorni nostri, capitare nel bel mezzo di una petriata, prima, durante o dopo una partita di calcio, una manifestazione politica, una rivendicazione sindacale, una contestazione studentesca e in non poche altre consimili situazioni o ricevere una pietra lanciata, secondo una pessima, stupida abitudine moderna, da un cavalcavia

Ragion per cui, il “Puozz’ave’ ‘na petriata….!” può rivelarsi,purtroppo, più che mai attuale.

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  1. Gleijeses, I proverbi napoletani, Napoli, SEN, 1978, p. 321. F. Galiani, Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, tomo secondo, Napoli, MDCCLXXXIII, Porcelli, I, p. 183 e II, p. 48. R. Andreoli, Vocabolario Napoletano Italiano, Torino, 1887 – Napoli, Di Fraia, 1993, pass. G. Corradi, in Grande Dizionario enciclopedico, UTET, X, 1969, p. 941. G. Morgari, Ibid., II, 1967, pp. 199-200; VIII, 1968, p. 21. Virgilio, Eneide, VII, 730-741. A. De Blasio, Usi e costumi dei camorristi, Napoli, Pierro, 1897 – Torre, 1993, pp. 28-33.

 

 

 

 

 

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Iscritto all'ordine nazionale dei giornalisti, già direttore e fondatore della testata giornalistica italianews24.net e attualmente alla direzione di Casertasera.it. Collaboratore di numerose testate nazionali e locali.

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