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PIEDIMONTE MATESE, DIECI ANNI DALLA MORTE DI PADRE BENIAMINO, INDIMENTICATO PARROCO DI SEPICCIANO

Franco Mattei. Piedimonte Matese. Padre Beniamino Parrella è  stato
al servizio della Borgata di Sepicciano per circa quarant’anni. In occasione della sua dipartita da questa vita terrena, avvenuta il 31 Gennaio 2008, all’età di ottantotto anni, è doveroso da parte nostra rendere omaggio a un Parroco che ha servito con spirito profondamente umile, virtù che in genere contraddistingue un francescano, la nostra Comunità dal 16 Giugno del 1955 al 17 Ottobre del 1992. E’ il trentesimo parroco dell’elenco cronologico della Parrocchia di Sepicciano, fondata il 23 marzo del 1697, succeduto a don Riccardo Montanaro . E’ stato il curato in assoluto più longevo della Comunità religiosa del “Casale” di Sepicciano. Probabilmente fu il caso ( ma noi pensiamo alla Provvidenza) a far sì che padre Beniamino diventasse parroco di questa Contrada nel senso che nulla fu preordinato o stabilito a priori. Oggi ci chiediamo, noi che abbiamo convissuto con lui per circa un trentennio, collaborato per la festa di san Bartolomeo ( intorno agli anni settanta) ai tempi di zì’ Luigi Scappaticcio, “Luluccio” ed yaltri, dei quali mi sfuggono i nomi, cosa sarebbe stato il nostro Borgo senza la sua costante presenza? Sepicciano e Padre Beniamino hanno costituito un binomio inscindibile. Tutti lo ricordano con affetto. Quanti battezzi, comunioni, matrimoni, anche esequie purtroppo, ha celebrato in quarant’anni! Intere generazioni ha visto crescere e ha aiutato a maturare. Quanti bambini e bambine hanno frequentato quell’asilo parrocchiale, gestito con amore quasi paterno da padre Beniamino. Egli provvedeva agli alimenti, assicurando il necessario, attraverso raccolte caritatevoli. Oggi quei bambini hanno più di quarant’anni, hanno messo su famiglie e ricordano con nostalgia le loro maestre, Anna, sua sohrella Graziella, Giancarla, Rosalia e altre, ma soprattutto zia Gilda che con amorevole cura preparava le pietanze, cercando di accontentare tutti. Ricordano ancora più il loro Parroco per le caramelle che continuamente estraeva dalle tasche del suo saio offrendole loro con gesti lieti accompagnati da sorrisi pacati. Alla
fine di questo speciale pubblichiamo il ricordo di quell’asilo, inviatoci da William Mattei, uno di quei bambini, oggi quarantenne, felicemente sposato e padre di due splendidi bambini. Quando il frate ha preso per mano la comunità di Sepicciano, un decennio dopo la Guerra, la situazione economica della contrada era discreta dal punto di vista economico: non vi erano disoccupati, tanti lavoravano al cotonificio, soprattutto molte ragazze, l’Ospedale era in piena efficienza, l’Enel assorbiva molti operai oltre che impiegati in vari uffici, molte scuole abbondavano di personale e insegnanti. Il mondo rurale iniziava ad evolversi, nuove tecniche valorizzavano di più i terreni, avendo come punto di riferimento l’Ist. Agrario che frattanto si rendeva autonomo da Ponticelli con la possibilità di sostenere gli esami di maturità in loco. Decine di Periti Agrari della nostra contrada in quegli anni
accedevano all’insegnamento di Ed. Tecnica nelle Scuole Medie ormai unificate. Da ciò scaturiva che gli esercizi commerciali di Piedimonte (qualcuno anche della contrada) navigavano in acque tranquille. Anche le famiglie di Sepicciano vivevano serene. L’occasione che favorì la nomina di p. Beniamino a curato della comunità di Sepicciano fu dovuta a
contestazioni da parte dei fedeli nei confronti di don Riccardo Montanaro, parroco per un decennio circa della parrocchia. Nella storia di questa comunità non si rintracciano segnalazioni riguardanti contestazioni da parte dei fedeli nei confronti del proprio curato. L’unico ad entrare in conflitto, man mano, con gran parte dei parrocchiani fu proprio il pre-
decessore di p. Beniamino. I dissidi si rivelarono abbastanza gravi, visto che la porta della chiesa venne sbarrata e picchettata da numerose donne per molti giorni impedendo al parroco di accedere all’interno. Per circa quindici giorni non si celebrarono funzioni religiose. Ciò ci è stato raccontato da testimoni che a quei tempi erano lì. Il curato, viste le circostanze, fece richiesta il 10 giugno 1955 all’allora Mons. Dondeo di assentarsi dalla Parrocchia per un certo periodo, adducendo “motivi di coscienza”. Il vescovo acconsentì. Don Riccardo non rientrerà più in servizio essendo decaduto dal beneficio della parrocchia. Da questa situazione scaturì la nomina il 13 giugno del 1955, in qualità di vicario sostituto, di padre Beniamino, al secolo Cosimo Parrella, un francescano del vicino convento di Santa Maria Occorrevole. Scelse il nome di Beniamino, che significa “il prediletto” e dall’ebraico “fortunato, felice”. Pensiamo al prediletto della Madonna , visto che sulla sua tomba è rappresentato tra le braccia della Vergine. Quando prese servizio trovò una chiesa semivuota, un certo assenteismo dei fedeli alle cerimonie religiose, ai Sacramenti della Confessione, della Comunione. I fedeli erano assenti anche alla festa del santo Patrono, san Bartolomeo. La gioventù era priva di un oratorio e mancava del tutto l’Azione Cattolica. Ce n’ era di lavoro da fare! Padre Beniamino ricorse all’aiuto del confratelli del convento per le principali funzioni religiose, creando così un’atmosfera diversa dal solito, più invitante dal punto di vista spirituale. Spesso la Domenica pomeriggio mi reco alla messa vespertina a san Pasquale perché i novizi, con i loro canti, accompagnati dal suono di chitarre e dalle note armoniose del magnifico organo, installato da circa qualche anno rendono il momento della celebrazione più partecipativo per la meditazione. La chiesa dal quel momento iniziò a riempirsi. Già dopo sette mesi circa di intenso lavoro il frate era contento e poteva esclamare, “Deo gratias”, perché i fedeli aumentavano di giorno in giorno e soprattutto per la piena operatività dell’Azione Cattolica. In quegli anni si intensificava l’abitudine, durante le feste natalizie, degli addobbi in casa dell’albero di Natale, una pratica più pagana che cristiana. Per distogliere l’attenzione dall’albero e incrementare
la pratica del Presepe in casa, fece costruire in chiesa uno scoglio caratteristico attorniato da nuovi pastori e incoraggiò un concorso a premi per il presepe domestico più caratteristico. Da allora in poi ogni famiglia realizza in casa il Presepe. Intanto decaduto ormai il contenzioso con don Montanaro, il vescovo designò definitivamente p. Beniamino parroco di Sepicciano il 13 Gennaio 1958 dopo che mons. Dondeo aveva firmato precedentemente il 28 Maggio del 1957 la convenzione con il Padre provinciale dei Frati Minori di Napoli per il “passaggio definitivo (…) ad nutum S(anctae) Sedis” della parrocchia ai Francescani. Aveva 35 anni quando prese possesso della Chiesa di San Marcello in Sepicciano.
Nato a Roccabascerana (AV) il 21 Agosto del 1920, dopo gli studi, il noviziato, l’ordinazione sacerdotale, svolgeva la sua opera di missione appunto nel convento di san Pasquale. Il progetto del frate era ben preciso: bisognava dotare la chiesa di una sacrestia e un oratorio che potesse servire anche come scuola di catechismo. Per la verità l’opera del curato si è distinta maggiormente nella realizzazione di strutture necessarie alla parrocchia. Sapeva molto bene dove bussare per i finanziamenti, per mettere su un cantiere anche se parrocchiale; qualche volta è incorso anche nei rigori della legge per abuso edilizio, come ad esempio nella realizzazione della sacrestia non si avvide che era stata edificata su una particella di suolo pubblico, per cui dovette pagare un’ammenda di 5000 lire. Probabilmente aveva pensato di non fare male a nessuno visto che quella particella era tenuta a sterpaglia, al contrario, con quell’intervento, veniva valorizzata come pubblica utilità. Per la ristrutturazione del salone parrocchiale o “ricreatorio” fu necessaria l’approvazione di tre cantieri a gestione parrocchiale (iniziati nel marzo del ‘59, ultimati nel febbraio del ‘64). L’impegno degli operai non mancò mai tanto erano affezionati a p. Beniamino che spesso organizzava dei pranzi per quegli amici lavoratori. Il salone, ricostruito sopra i ruderi dell’antica chiesa di S. Marcello, venne benedetto dal Vescovo nel febbraio del ‘64, come opera “bella, accogliente e ariosa”. Molte altre opere furono realizzate a beneficio della parrocchia, soprattutto il rifacimento della copertura della chiesa che durò oltre un anno, durante il quale i fedeli dovettero subire molti disagi durante le cerimonie. Ultimata la copertura per il Sacro Cuore del ‘61, l’intero soffitto fu affrescato dai fratelli Mormile di Frattamaggiore con i quadri dell’Immacolata, san Marcello e san Bartolomeo. Qualche anno dopo p. Beniamino pose la soglia del battistero e potè aprire la cappellina del fonte
battesimale, restaurata. Quanto lavoro era stato compiuto! La vita scorreva tranquilla, il curato vedeva crescere quei figli del ‘68 senza sussulti, maturare, mettere su famiglia e su tutti vigilava con amorevole cura. Nessun evento turbò la tranquillità della frazione in quegli anni, tranne l’evento del terremoto del 1980, per fortuna senza danni alle persone e alle cose. La vita della parrocchia procedeva operosa grazie ad una moltitudine di giovani e di volontari. Verso la fine del suo mandato, alcuni addetti del Ministero per i beni culturali e ambientali vennero a rilevare e catalogare le opere d’arte esistenti in chiesa. C’era ancora un lavoro sospeso che il curato doveva assolutamente portare a termine prima della conclusione della sua missione in questa contrada: la chiesa della Madonna di Loreto. Dei fondi erano stati raccolti dai fedeli e un gruppo di volontari aiutò il frate nella ristruttu-
razione di questa dimora sacra. Dopo aver chiesto ed ottenuto dal Sindaco la licenza (ormai era divenuto un esperto) per gli interventi strutturali da eseguire (la copertura del tetto e l’apertura di un accesso tramite gradinate nella parte antistante dello spazio comunale), il lavoro proseguì spedito e la chiesa fu ultimata in poco tempo. Nell’estate del ‘94 il vescovo potè consacrare la chiesa di Loreto. All’interno del sacro luogo, a destra dell’ingresso, un epigrafe ricorda: Intanto essendo il tempo tiranno, il pastore lasciò il suo gregge il 17 ottobre del 1992 tra la commozione generale dei fedeli della borgata di Sepicciano (lasciava circa 4300 anime). A suggellare quel quarantennale impegno di una missione dedicata interamente alla cura delle anime da parte di un umile frate, resta tutt’ora il simbolo francescano sopra l’arco che delimita l’abside della chiesa parrocchiale. Come successore di padre Beniamino nella delicata missione, il vescovo Comparone chiamò nello stesso giorno don Salvatore Zappulo, un secolare, che in questi venti anni si è dedicato (e continua a farlo) con profondo spirito di servizio alla vita della parrocchia. Inesauribile la sua umanità verso le persone bisognose, amico fraterno di tutti, te lo trovi sempre vicino nei momenti difficili. Interpreta la sua missione soprattutto dal punto di vista umano. Ama molto i giovani e ogni sua azione tende ad avvicinarli alla Chiesa. Soffre molto quando vede discordia tra le persone, nelle famiglie. Unico suo peccato veniale: è tifoso della Juventus. La nostra contrada è fortunata ad avere avuto ed avere oggi dei pastori che non hanno derogato né derogano dalla loro missione di vivere il vero Vangelo in mezzo alle anime loro assegnate.

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