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L’ECONOMIA, SPUNTI PER UNA POLITICA SANA

Adriano Prato|La “storia montata” del franco africano (CFA sta per Comunità Finanziaria Africana) sta ulteriormente confondendo le idee. La Francia nulla ricava da questa moneta che, dal 1945, è diventata prettamente africana (e non francese) anche da parte di Stati che non sono mai stati colonizzati dalla Francia. Personalmente sono comunque sempre stato contro la colonizzazione. All’attualità i rapporti con gli Stati esteri devono essere fondati su ben altri presupposti di reciproca convenienza anche sotto il profilo produttivo e commerciale, oltreché politico. Il fatto che non appartengono più al mercato tanti prodotti italiani e che molti marchi sono stati ceduti all’estero e molte volte anche solo trasferiti in sede estera (per evadere la tassazione italiana) è dovuto alla sbagliata politica economica interna all’Italia. Il fenomeno ha portato e sta sempre più portando alla crisi delle famiglie e delle imprese. In Italia troppe tasse, troppa burocrazia, troppa concorrenza sleale nei mercati, il mercato estero ci sovrasta. Inoltre si guarda al guadagno non alla qualità del prodotto. La crisi del mercato industriale, dell’artigianato e delle imprese ha portato alla disoccupazione (soprattutto nell’edilizia e nell’agricoltura). Il sistema italiano attacca il ceto medio che da sempre è considerato l’anima propulsiva dell’economia. Non si favorisce solo il più forte capitalista o solo il più debole operaio, perché per favorire il lavoro e quindi il reddito e l’economia di tutti bisogna sburocratizzare (entro certi limiti), assicurare comunque che l’attività imprenditoriale sia conforme a legge (e non preda della criminalità organizzata o dei soliti favoriti), detassare le attività che producono mercato e lavoro, assicurare al lavoratore una congrua retribuzione e stabilità del contratto, assicurare a tutti (attraverso adeguato e congruo pensionamento) la cd. terza età, investire sui giovani talenti per lo sviluppo della ricerca in tutti i settori.Anziché litigare politicamente con altri Stati (Francia e Germania) bisognerebbe predisporre con essi sani piani di scambio commerciale (io ti dò il vino, tu mi dai ….) oltre che politico, di modo che ogni Paese tutela il suo marchio e il suo prodotto e si avvantaggia del relativo tornaconto economico e sociale di sviluppo. Così con gli Stati extraeuropei, soprattutto in merito ai prodotti energetici. Questa e solo questa sarebbe la Politica semplice e sana da porre in atto.Si potrebbe osservare che tutto ciò è molto elementare, invece non potrà negarsi che costituisce senz’altro la base di partenza sulla quale fondare il ritorno del benessere e dello sviluppo economico che ci sta abbandonando. Le regole tecniche di economia politica soccorrono all’attuazione concreta di questo tipo di politica, ma non dobbiamo lasciarci illudere da una propaganda che ci promette la conquista di Marte se ancora non conosciamo la Luna oppure ci mette in crisi opposta affermando che la Terra (la disponibilità economica) non c’è. Difatti, su quest’ultimo punto, non può non considerarsi che moltissimi Paesi più piccoli dell’Italia e con entrate finanziarie molto più modeste riescono ad assicurare ai loro cittadini quel minimo di benessere economico-sociale-culturale che caratterizza ed integra il riconoscimento della dignità umana sotto ogni profilo.

 

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