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UN FIGLIO DEL MATESE, L’UTILE PENICILLINA,UN PREMIO NOBEL

ROSARIO DI LELLO| Anni or sono, il 6 novembre del 2008, per il convegno “Militari del Matese in guerra e in pace nel XX secolo” scrissi una breve  relazione (1) e in essa, dopo aver detto delle condizioni socio-economiche, dell’emigrazione dal XIX secolo, delle colonizzazioni in Africa e delle due guerre del 1915 e del ’43, scrissi di soldati semplici e degli ufficiali Giovanni e Giuseppe Petella, da Piedimonte e Alessandro Vessella, da Alife i quali s’erano distinti, in pace, per le loro attività in larga misura utili nel sociale; di loro, il lettore locale potrà rinvenire notizie in pubblicazioni di autori del territorio. (2)

Feci riferimento anche ad un altro figlio del Matese, Vincenzo Tiberio, ma nato sul versante opposto del massiccio montuoso e pertanto dovetti far ricorso ad autori non del luogo; (3) per questa ragione e in attesa di darne alle stampe –Deo favente– una più ampia biografia, ho ritenuto opportuno offrirne almeno un cenno al lettore interessato.

Vincenzo nacque da  Antonio e da Guacci Filomena, il 1 maggio 1869, a Sepino, una delle quattro antiche, celebri città, alle falde del Matese, con Boiano, Telese e Alife. Lo plasmarono alla cultura umanistica –sulla quale non poco si fondava anche la medicina di quegli anni– l’educazione ricevuta in famiglia e a scuola; il paese quanto mai suggestivo per vestigia e storia, nel quale era nato e aveva vissuto l’età in cui ogni cosa colpisce e si imprime nell’animo; gli scritti di Autori antichi e contemporanei quali ad esempio, G. Ciarlante, arciprete di Isernia, L Arcari, arciprete di Sepino, G.M. Galanti, storico molisano, L. Mucci, parroco di Sepino, A. Carraba scrittore molisano. Si iscrisse alla facoltà di medicina, a Napoli, e vi diventò assistente del professor Cantani; si laureò a 22 anni e subito si arruolò in marina a causa, pare, di una delusione d’amore. Prestò servizio nel laboratorio d’igiene dell’Ospedale militare a Piedigrotta e già indagò circa l’azione delle muffe sugli alimenti e sui germi patogeni dell’uomo; scoprì che alcune di esse, quale il Penicillium glaucum, presentavano attività a carico dello sviluppo batterico e pubblicò i risultati: fu, dunque, un notevole passo avanti nello studio dell’antibiosi e verso la scoperta della penicillina. Mentre, verosimilmente, si disponeva a proseguire nella ricerca, fu inviato in missione militare prima a Creta e poi, sulla nave Volturno, in Africa, mentre era in pieno svolgimento la politica colonizzatrice. Qui, nel 1900 e nell’anno successivo, lavorò da medico di truppa e da ricercatore. Nel 1908, portò aiuti ai terremotati di Messina, mise in salvo duecento persone e riceverà la menzione d’onore. Dopo la conquista della Libia, nel ‘912, fu in Cirenaica a Tobruk, sempre da medico e scienziato. Nel ’13, ebbe la promozione al grado di maggiore.    Ritornato in patria, stette a Venezia come direttore del gabinetto di batteriologia e igiene nell’Ospedale della Marina. Qualche tempo dopo, passò a Napoli, nell’ospedale di Piedigrotta, dove il 7 gennaio del 1915 morì d’infarto.

  Negli anni Venti Alexander Fleming riprese gli studi sulle muffe e nel ‘29 comunicò la scoperta di sostanza antibatterica nel succo della muffa di Penicillium Notatum, ma il prodotto risultò impuro. Nel 1940, finalmente, Fleming, Howard W. Flores ed Ernest B. Chain purificarono il succo: era la penicillina; nel ‘45, vennero insigniti del Premio Nobel. In quell’occasione, il Fleming non mancò di sottolineare, dovutamente, le ingegnose e fruttifere ricerche dell’italiano Vincenzo Tiberio.

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1- Quel che insegnano i militari del Matese in guerra e in pace. 2- Cfr. D. Marrocco, Giovanni Petella, Piedimonte d’Alife, la Bodoniana 1965. M. Nassa (a cura di) Notitia librorum, Piedimonte Matese, ASMV, 2001. Cfr. E. Caruso, in “Annuario” ASSA, 1966; A. Martino, Alessandro Vessella, Alife, Pro Loco 1979. Cfr. A Petella, Giuseppe Petella In nome del bene comune e della Patria, Piedimonte Matese ASMV, 2002. 3-  Cfr. Sepino, Archivio S. Cristina, Libro Nati e Battezzati, 1869. V. Tiberio, Scritti. L. Sterpellone; 1988-1994 e 2006. J Theodorides, 1991. M. Castelli, 1992. G. Fraticelli, 1995. V. Martines, 1955. V. Martines, G. La Torre. W. Fiorentino, 2003. (FOTO DI VESUVIOLIVE E FAMEDISUD)

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