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UNIVERSITA’ VANVITELLI: LECTIO MAGISTRALIS DI MONS. PIZZABALLA SULLA LIBERTA’ RELIGIOSA DEI CRISTIANI IN TERRA SANTA

SANTA MARIA CAPUA VETERE| Nella prestigiosa cornice del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, in un’aula gremita di persone, Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Pierbattista Pizzaballa, Amministratore Apostolico del Patriarcato dei Latini di Gerusalemme, ha tenuto una Lectio Magistralis sulla libertà religiosa dei cristiani in Terra Santa.In questa stessa occasione è stato anche presentato il Volume dell’Avv. Raffaele Gaetano Crisileo dal titolo “Enrico e Milena. Due angeli in paradiso”.

All’incontro, presieduto dal Prof. Antonio Fuccillo e introdotto dal Prof. Raffaele Santoro, hanno partecipato il Prof. Lorenzo Chieffi, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, la Prof.ssa Marianna Pignata, docente di Storia delle codificazioni, S.E. Rev.mo Mons. Salvatore Visco, Arcivescovo di Capua, il Prof. Don Emilio Nappa e il Dott. Alessandro Milita, Procuratore Aggiunto delle Repubblica del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.La conclusione dei lavori è stata affidata all’Avv. Raffaele Gaetano Crisileo, autore del Volume oggetto della presentazione.In merito all’importante argomento oggetto della Lectio Magistralis di Mons. Pizzaballa, Raffaele Santoro, Professore di Diritto Canonico presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” ha evidenziato che:«L’incontro ha tratto spunto dalla consapevolezza che la vita della Chiesa cattolica, in ragione della sua diffusione universale, tende inevitabilmente ad articolarsi secondo eterogenee modalità nelle diverse zone del mondo, oscillando, similmente a quanto avviene per le altre religioni, dalla condizione di comunità maggioritaria a minoranza religiosa nei singoli Stati.Quest’ultima condizione è presente in numerosi Stati caratterizzati, sotto il profilo religioso, non solo da una maggioranza di fedeli musulmani nella relativa popolazione, ma anche dall’armonizzazione dei relativi ordinamenti, e in particolare del diritto di famiglia, al diritto islamico.Per i fedeli cattolici che vivono in questi territori di missione assumono certamente una significativa importanza i numerosi interventi che, partire dalla Dichiarazione di Marrakech, si sono succeduti fino ad arrivare al Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato ad Abu Dhabi da Papa Francesco e il Grande Imam di Al Azhar nel febbraio del 2019.Questo documento ha impresso un importante passo in avanti verso la costruzione di una effettiva tutela dei Cristiani negli Stati a maggioranza musulmana.Al suo interno, difatti, è stato affermato che “Il concetto di cittadinanza si basa sull’eguaglianza dei diritti e dei doveri sotto la cui ombra tutti godono della giustizia. Per questo è necessario impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità”.

A tale riguardo si pone l’esigenza di iniziare un percorso culturale e politico che possa consentire di giungere a tutelare la libertà di cristiani ed ebrei, così come dei fedeli delle altre religioni, in quanto cittadini nel quadro dello stato di diritto e non come minoranze religiose protette dalla maggioranza musulmana.

In questa prospettiva è costante la sollecitudine della Chiesa cattolica verso il dialogo interreligioso e interculturale tra cattolici e musulmani, il quale, come afferma Papa Benedetto XVI, “non può ridursi a una scelta del momento”, poiché “si tratta effettivamente di una necessità vitale, da cui dipende in gran parte il nostro futuro”. Del resto, come ha affermato Papa Francesco, esso è “una condizione necessaria per la pace nel mondo, e pertanto è un dovere per i cristiani, come per le altre comunità religiose”. Proprio a tale riguardo, Papa Francesco nell’incontro che ha tenuto ieri a Bari con i Vescovi del Mediterraneo, ha affermato che “Per chi crede nel Vangelo, il dialogo non ha semplicemente un valore antropologico, ma anche teologico. Ascoltare il fratello non è solo un atto di carità, ma anche un modo per mettersi in ascolto dello Spirito di Dio, che certamente opera anche nell’altro e parla al di là dei confini in cui spesso siamo tentati di imbrigliare la verità”.

Con questa importante iniziativa presso il Dipartimento di Giurisprudenza si è voluto apportare un piccolo contributo per invertire la tendenza secondo la quale, in questo delicato settore ad alto impatto sociale, il rumore di un albero che cade distrae lo sguardo da una foresta che silenziosamente cresce».

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