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SOCIOLOGIA- IL CORONAVIRUS, CI CAMBIERA’ LA VITA LAVORATIVA, L’ITALIA E’ IL PAESE CHE SFRUTTA MENO LO “SMART WORKING “

  Gentile Dott.ssa. il Covid 19 è stato definito il virus del cambiamento. Lo Smart Working, secondo Lei sarà un cambiamento temporaneo o stravolgerà il mondo del lavoro, ma soprattutto è una pratica giusta ?

Enrico

  * Roberta Marra| Gentile Lettore, cito dei numeri emersi da studi statistici condotti dalla Sociologia del Lavoro in Italia. Su 23 milioni di lavoratori dipendenti, appena 500mila sono soliti utilizzare lo smart working; oggi, con l’emergenza, sono diventati otto milioni; non è nulla di nuovo è semplicemente, divenuta una necessità. Nell’epoca contemporanea ma in particolar modo in quella moderna e per esserLe più precisa storicamente, a partire dalla fine degli anno ’80, il “lavoro agile” come è stato definito dalla Sociologia del Lavoro, è stato considerato sempre più utile. Necessità, derivata dal progresso sociale ragionato in termini di globalizzazione, in costante crescita.

A livello mondiale, l’Italia è tra le nazioni dove lo Smart Working è meno sfruttato nonostante i notevoli vantaggi dal punto di vista economico ed inevitabilmente sociale e persino ambientale. Ci sarebbe molto da dire, mi limiterò ad evidenziare gli aspetti più rilevanti a beneficio dell’individuo e del contesto nel quale esercita. Il lavoratore può organizzarsi secondo i propri ritmi, in particolare per le donne, permetterebbe di avere maggiori rapporti con la famiglia, favorendo le relazioni sociali, diminuendo lo stress con il conseguente risparmio di tempo energie e certamente soldi; dovuti al sostentamento auto o eventuali abbonamenti per gli spostamenti. L’ambiente ne gioverebbe per la notevole riduzione dello smog. Per quanto riguarda le aziende; studi dimostrano che aumenterebbe la produttività del 20% circa oltre ad evitare costi di gestione e manutenzione degli uffici. Come in tutte le cose poco diffuse ci sono dubbi che sfociano nei contro, in questo caso risulterebbero esserlo: il tempo, che oltre il dovuto si trascorrerebbe lavorando e la poca coesione tra i lavoratori, impedita dall’individualità di gestione delle mansioni. Studi già effettuati dimostrerebbero che sono problematiche riscontrate nella fase iniziale, predominata dall’ansia da prestazione. E’ un fenomeno che sta prendendo piede, per cui costantemente monitorato attraverso rilevazioni e analisi dei comportamenti, prestazioni e dei contesti. Quella allo Smart Working è stata una diffusione avvenuta controvoglia, imposta sopratutto in Italia, che non ha permesso di coglierne i benefici; in una logica più giusta, al di la delle restrizioni da COVID19, il telelavoro non sarebbe una pratica anomala e soprattutto impossibile sia per le aziende che per i dipendenti. Valutarlo in questo contesto, risulterebbe superficiale, mi auguro che sia un’opportunità considerata anche dopo l’emergenza e magari rintracciarlo sui libri di storia moderna come uno dei miglioramenti sociali in ambito lavorativo, post COVID 19, avvenuto nel nuovo millennio.

 *Dott.ssa Roberta Marra, laureata in Sociologia presso l’Università degli studi “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara, con tesi di laurea in diritto alla riservatezza e d’informazione: vizi e virtu’ della comunicazione giornalistica. Master di specializzazione in psicologia giuridica pedagogia con tesi dal titolo: “Lo stalking tra reato e patologia, ossessione e sentimento personalità e dinamiche socio relazionali: casi testimonianze.

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