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SOCIOLOGIA- LA PANDEMIA PUO’ CAMBIARE L’ARCHITETTURA? UNA LETTRICE CI SCRIVE

 Gentile Dott.ssa, l’emergenza pandemica ha cambiato le regole di vita, secondo lei cambieranno anche quelle relative alla progettazione delle abitazione degli spazi comuni e dell’architettura?

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Elena

Gentile lettrice,

*Roberta Marral Il 2020 e la pandemia  designano un passaggio storico importante. Abbiamo un prima e un dopo compromettenti per il presente, se facciamo riferimento al passato, ma certamente sconvolgenti per il flusso di idee innovative che il lockdown ha suggerito e stimolato  negli architetti e progettisti al fine di tracciare nuovi modelli abitativi. Secondo le task force  dell’architettura  si passerà da piccole città digitalizzate ( cities smart) a città sicure ( safe cities) in cui i quartieri ed i vari luoghi di socializzazione saranno vasti centri, al fine di decomprimere le aree troppo affollate. Riflessioni che permetteranno all’architettura di potersi riappropriare di un ruolo sociale. Le abitazioni, invece, non sempre confortevoli che sono stati  luoghi dinamici con finalità specifiche durante il periodo di chiusura, trasformandosi da luogo di confronto e crescita familiare, in postazioni smartworking ad aule scolastiche per poi ritornare ad essere salotto e/o cucina o camere da letto; si trasformeranno in spazi personalizzati e confortevoli. Il lockdown,  ha visto privarci dell’intimità familiare, svelando l’identità più “intima” della realtà di vita di ognuno. Ricostruire il futuro in chiave innovativa e seguendo le nuove esigenze sociali porteranno ad abitazioni più confortevoli, ma sicuramente super tecnologiche. Perché, molto è cambiato nell’organizzazione sociale e lavorativa. Ad esempio la modalità smartworking non è destinata a concludersi con la quarantena, anzi in molti ambiti potrebbe restare tale, soprattutto per favorire le donne, madri e lavoratrici di accudire e seguire più da vicino la famiglia. Si immaginano più  spazi aperti personali, come terrazzi o balconi; indici di libertà e di apertura all’esterno dove  saranno le luci naturali, del giorno e della notte a scandire lo scorrere del tempo; di fondamentale importanza e obiettivo primo sarà l’utilizzo dei materiali a basso impatto ambiente e/o materiali riciclabili, per una sostanziale riduzione delle emissioni di CO2 come da obiettivo entro il 2040. Progetti ambiziosi che hanno riabilitato il ruolo dell’architettura nella creazione della nostra identità sociale.

*Dott.ssa Roberta Marra, laureata in Sociologia presso l’Università degli studi “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara, con tesi di laurea in diritto alla riservatezza e d’informazione: vizi e virtu’ della comunicazione giornalistica. Master di specializzazione in psicologia giuridica pedagogia con tesi dal titolo: “Lo stalking tra reato e patologia, ossessione e sentimento personalità e dinamiche socio relazionali: casi testimonianze.

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