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PIEDIMONTE MATESE, “MASSONERIA, LIBERALISMO E FASCISMO IN TERRA DI LAVORO”, ADOLFO VILLANI, PRESENTA IL SUO LIBRO  

Piedimonte Matese. Mercoledì 21 luglio, alle ore 18, presso la sede dell’Associazione Storica del Medio Volturno a Piedimonte Matese, sarà presentato il recente libro “Massoneria, liberalismo e fascismo in Terra di Lavoro”, di Adolfo Villani. Il dottor Pasquale Simonelli, presidente dell’illustre consesso piedimontese, aprirà un dibattito cui, oltre all’Autore, parteciperanno Amedeo Lepore, Costantino Leuci ed Armando Pepe.

L’importanza del volume consiste nel contrappunto storiografico e/o narrativo tra il quadro complessivo (passaggio dal liberalismo al fascismo) e la vicenda diacronica individuale di EnricoVillani, nato ad Ailano, luogo periferico ed allora come oggi lontano dai grandi interessi, ma dotato di ampie prospettive, capace di pensare al territorio in maniera olistica, senza pregiudizi campanilistici. Non si può non ricordare ciò che EnricoVillani ha fatto per la storiografia locale e non solo (dagli scavi di Santa Maria in Cingla in Ailano alle prosopografie dei vescovi della Diocesi di Alife, le quali tuttora in massima parte risultano inoppugnabili all’acribia di un avvertito fact checking). La presentazione, al di là del valore intrinseco dell’opera si ricopre anche di un colore tendente all’intimistico, alle piccole cose buona maniera, a quel constante rapporto intellettuale che legò Enrico Villani a Raffaele Marrocco, un dialogo aperto e franco sia pure venato di sottili e reciproci bonari rimproveri. L’uomo (Enrico Villani) era fatto così, integro e puro come cristallo di rocca, un’integrità etica che antepose alla politica, perseguendo fino agli ultimi giorni di vita un ideale morale che non cedeva a compromessi. Non fu solo questo, non solo un polimate (termine con cui gli antichi greci designavano un uomo “molto istruito”) i cui studi furono ripresi e pubblicati dal figlio Riccardo Ugo Villani in “La Terra dei Sanniti Pentri”, ma si interessò anche al mondo del sovrannaturale, se si tiene da conto che negli anni in cui visse, specialmente nei primi due decenni del Novecento, nelle classi sociali più colte infervorava la teosofia (praticata tra gli altri da Giovanni Amendola, il ministro liberale padre di Giorgio, il comunista), dottrina diffusa dall’emblematica figura di Helena Blavatski.

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